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Ciao, ti do il benvenuto in questo nuovo articolo del blog di Efficacia Fiscale per parlarti di uno strumento spesso sottovalutato, ma strategicamente rilevante, per la tua attività: l’utilizzo della fideiussione prestata dai soci a favore della S.r.l. .
Questo meccanismo non solo offre alle società di capitali la possibilità di migliorare l’accesso al credito, ma può anche comportare significativi vantaggi fiscali, riducendo il carico tributario complessivo.
Per gli imprenditori, comprendere a fondo come la fideiussione possa essere utilizzata in maniera efficace rappresenta un’opportunità per ottimizzare la gestione delle imposte, migliorare la posizione finanziaria dell’azienda e garantire maggiore flessibilità nei rapporti con istituti di credito e altri stakeholder.
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Ora, sei pronto per scoprire come ridurre le imposte con la fideiussione del socio?
Bando alle ciance & let’s go…
In questo articolo, ti mostrerò nel dettaglio il funzionamento di questa strategia, analizzando i benefici fiscali, i rischi e le condizioni necessarie per sfruttare al massimo questo strumento.
Una conoscenza approfondita di questi meccanismi può fare la differenza nella competitività e nella solidità di un’impresa, rendendolo un argomento di primaria importanza per ogni imprenditore.
Questo è un argomento tecnico che coinvolge la combinazione di aspetti civilistici, fiscali e finanziari.
Cercherò di spiegarti in modo dettagliato, ma in maniera semplice, i passaggi e i meccanismi coinvolti.
Una fideiussione è una garanzia personale con cui il socio si impegna a rispondere, con il proprio patrimonio personale, di un debito contratto dalla S.r.l. .
Nel caso di una società di capitali, che ha una responsabilità limitata (ad esempio S.r.l. o S.p.A.), i soci non rispondono generalmente con il loro patrimonio personale dei debiti della società.
Tuttavia, con la fideiussione, il socio si assume volontariamente una responsabilità personale per garantire l’adempimento di specifici obblighi della S.r.l. verso terzi (ad esempio, verso una banca che ha erogato un prestito).
Quando un socio presta una fideiussione, spesso non lo fa a titolo gratuito, ma può chiedere alla S.r.l. un compenso, o una remunerazione, per il rischio che si assume.
Questo compenso può avere un impatto fiscale rilevante, infatti, la società può dedurre dal proprio reddito imponibile il compenso pagato al socio per la fideiussione.
Questo perché, tale compenso viene trattato come un costo sostenuto nell’interesse aziendale, essendo legato alla possibilità di ottenere un finanziamento, o migliorare le condizioni economiche dello stesso.
Di conseguenza, la società riduce l’utile imponibile della S.r.l. e, quindi, le imposte dovute (es. IRES e IRAP).
Per il socio, invece, il compenso ricevuto rappresenta un reddito tassabile.
Se il socio è una persona fisica, questo reddito può essere qualificato come reddito di lavoro autonomo o reddito di capitale, a seconda del fatto che sia considerato un privato, oppure una ditta individuale.
Se il socio non è titolare di partita IVA, e riceve un compenso per la concessione della fideiussione, tale compenso è qualificabile come reddito di capitale, in quanto si tratta di una remunerazione che non richiede l’esercizio abituale di un’attività professionale.
In questo caso, il reddito rientrerebbe tra i redditi da capitale ai sensi dell’art. 44 del TUIR, senza, quindi, l’aggravio di contributi previdenziali ed è soggetto ad imposta sostituiva del 26% assolta direttamente dalla società. Dunque, grazie a questo strumento fiscale, il socio della S.r.l. elimina il 24% dell’IRES pagata dalla società.
Invece, se il socio è titolare di partita IVA e concede una fideiussione come parte della sua attività abituale (ad esempio, se la fideiussione rientra tra i servizi resi in qualità di professionista o nell’ambito dell’attività imprenditoriale), il reddito derivante potrebbe essere qualificato come reddito di lavoro autonomo.
In questo secondo caso, il socio della S.r.l. dovrà dichiarare un reddito nella partita Iva e pagare le imposte IRPEf (dal 25% al 43% più le addizionali regionali e comunali), pagarci i contributi INPS. La S.r.l. eliminerà il 24% di IRES e il 26% di imposta della distribuazione di utili.
Come forse avrai già intuito, conviene, fiscalmente parlando, incassare il compenso della fidejussione come socio persona fisica. Questo in quanto elimini il 24% dell’Imposta IRES della S.r.l. .
La differenza tra la deduzione della S.r.l. e la tassazione del socio persona fisica può generare un beneficio fiscale complessivo.
Le società di capitali pagano un’aliquota fissa del 24% sull’IRES, mentre l’aliquota IRAP 4% varia leggermente a seconda della regione e della situazione.
Se il socio persona fisica della S.r.l. dovesse chiedere alla S.r.l. € 10.000 di compenso all’anno per la concessione di una fidejussione, questo paga il 26% di imposta sul “reddito di capitali” (il compenso della fidejussione che riceve il socio è considerato ad un reddito di capitale al pari della distribuzione degli utili della S.r.l.), mentre la S.r.l. elimina il 24%.
In questo caso il socio della S.r.l. può utilizzare i soldi ricevuti per il compenso della fidejussione per fini personali pagando solo il 26% di imposte (tecnicamente ci sarebbe anche il 4% di IRAP della S.r.l. da considerare).
Se, invece, il socio della S.r.l. avesse preso i soldi dalla società come una normale distribuzione degli utili, questo avrebbe pagato il 24% di IRES e il 4% di IRAP della S.r.l, poi, il 26% di imposta sulla distribuzione di utili (il totale del carico fiscale è del 46,72%).
Come puoi notare te stesso, la tassazione della distribuzione degli utili della S.r.l. (46,72%) è maggiore rispetto all’imposta sul compenso delle fidejussione del socio della S.r.l. considerato un reddito di capitale al pari della distribuzione degli utili (26%).
Quindi conviene, fin che puoi, utilizzare il compenso della fidejussione del socio della S.r.l. .
Per garantire che il compenso al socio sia fiscalmente deducibile, è necessario rispettare alcuni criteri:
Il socio si espone con il proprio patrimonio personale.
In caso di inadempimento della società, il creditore può rivalersi sul socio.
L’Agenzia delle Entrate potrebbe contestare la congruità del compenso o la reale necessità della fideiussione, soprattutto se l’importo è elevato.
Se ci sono più soci, l’attribuzione di un compenso solo a uno di essi potrebbe generare conflitti o squilibri.
La fideiussione del socio consente alla S.r.l. di ridurre le imposte grazie alla deducibilità del compenso corrisposto al socio per il rischio assunto.
Questo meccanismo, però, deve essere gestito con attenzione per evitare contestazioni e garantire un reale vantaggio economico sia per la società che per il socio.
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