Conviene una S.r.l. in Italia o in Germania? Come confrontare la tassazione di una S.r.l. italiana con una società estera

📌 Disclaimer: Le informazioni contenute in questo articolo sono di carattere generale, hanno finalità divulgative e non sostituiscono la consulenza professionale personalizzata. Puoi confrontarti con il tuo professionista di fiducia per valutare se queste strategie si applicano al tuo caso specifico, oppure prenotare una consulenza gratuita di 15 minuti con me al seguente link: https://efficaciafiscale.clickfunnels.com/optin-presa-appuntamento-175647253290 Per ulteriori dettagli scrivimi a: info@efficaciafiscale.com con oggetto “Contabilità Controllata”.

Caro imprenditore, ti do il benvenuto in questo nuovo articolo del blog di Efficacia Fiscale, oggi, insieme a te, voglio affrontare un nuovo interessante argomento frutto di una domanda che mi ha rivolto un imprenditore durante una consulenza fornendoti anche una risposta in modo che tu possa comprendere al meglio la possibile soluzione fiscale da me proposta.

Ma, prima di addentrarti nella lettura, ti voglio rivolgere il solito piccolo quesito.

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Ora sei pronto a dedicare un po’ del tuo tempo alla lettura di questo mio nuovo interessante articolo?

Bando alle ciance and let’s go…

 

Il caso del mio cliente: Conviene aprire una S.r.l. italiana o tedesca?

L’imprenditore che mi ha rivolto la domanda lavorava in Germania, presso uno stabilimento della Tesla se ben ricordo, e stava per “mettersi in proprio”.

Aveva il vantaggio, avendo lavorato in Germania da tanti anni, di conoscerne e leggi locali, ma, avendo mantenuto contatti con la famiglia in Italia, con la quale aveva dei business, aveva, ora, l’opportunità di intraprendere una sua nuova personale attività imprenditoriale in Italia oppure in Germania.

Stava, pertanto, valutando se gli conveniva aprire una S.r.l. in Italia, oppure aprire una società di capitali, simile alla S.r.l., in Germania.

Il mio primo compito è stato quello di fargli comprendere quali informazioni doveva avere per confrontarle poi con quelle illustrate da un commercialista in Germania, per capire poi, autonomamente, quale fosse la scelta migliore.

Non ho fatto altro che fornirgli delle informazioni fiscali “di base”, permettendogli così di avere una specie di schema mentale, in modo tale da essere in condizione, in maniera autonoma, di paragonare la tassazione che c’è in Italia con quella che c’è in Germania.

 

Prima di proseguire, voglio fare 3 piccole premesse

  • 1) Prima di tutto dobbiamo avere in testa che, quella che noi chiamiamo tassazione (che sia in Italia, che sia in Germania o in tutti i Paesi del mondo) sono le imposte da una parte e i contributi dall’altra.

La somma di questi due elementi è considerata “tassazione”. Le imposte sono un tributo che si paga sul reddito e servono per finanziare, in qualche modo, lo Stato e sono “a fondo perduto”.

I contributi, invece, sono tributi che, perlomeno in Europa, si pagano per avere una pensione.

Poi, è anche vero che, qui in Europa, tendenzialmente l’assistenza sanitaria è, comunque, garantita a tutti, ma dobbiamo sapere che, quando noi esercitiamo un business, abbiamo dei contributi da pagare che, se non sono gestiti al meglio, sono veramente un qualcosa a fondo perduto; sono, quindi, come delle tasse, come delle imposte, perché magari noi maturiamo un tot di anni di pensione in un Paese o in un altro. Questa è un’altra variabile che l’imprenditore deve valutare autonomamente nella propria posizione.

Per chiudere questo primo concetto, devi avere presente che, quando valuti la convenienza fiscale tra Italia e un altro Paese, devi considerare sia le imposte che i contributi.

  • 2)  Il secondo concetto che dobbiamo avere in testa quando valutiamo la tassazione di due Paesi per una S.r.l., è che, in Italia, (come, comunque, per le altre forme di società) abbiamo due tipologie di imposte in una società di capitali.

Abbiamo prima le imposte che paga la società S.r.l., già solo per il fatto di aver prodotto un determinato reddito e solo successivamente, nel momento in cui questi utili dalla S.r.l. sono distribuiti ai soci, ecco che, lì sopra, c’è un altro piccolo pezzettino di imposte (delle imposte sul prelievo di utili).

Quindi, possiamo dire che la tassazione in Italia è a due livelli: ne paghi una prima, quando la S.r.l. produce reddito, ed un pochettino dopo, solo nel momento in cui vai a distribuire questi utili.

Tendenzialmente il meccanismo è simile,  se non uguale, a tutti i Paesi in cui si hanno società di capitali.

Devi sapere, però, che questo è il secondo meccanismo che devi avere ben chiaro, perché poi ti serve per capire, diciamo, come confrontare le aliquote tra il Paese Italia e il Paese dove tu vorrai andare a fare business.

  • 3) Il terzo concetto, che voglio condividere con te, riguarda il fatto che i soldi dalla S.r.l. si possono prendere sia come distribuzione di utili, sia come compenso da amministratore. Per ciascuna strada ci sono imposte e contributi che hanno meccanismi diversi.

Quando noi abbiamo una S.r.l. di piccole dimensioni, caso che riguarda tanti imprenditori, ecco che noi siamo soci della S.r.l. ma, volendo, anche amministratori. Quindi, si può prendere il reddito sia come distribuzione degli utili come socio lavoratore della S.r.l. e in più, parallelamente o comunque in maniera alternativa, anche come compenso da amministratore.

Questa cosa non fa altro che generare una tipologia di aliquote contributive e impositive diverse in uno e nell’altro caso.

Cosa che vedremo qui di seguito e che servirà, a te, come base di partenza per paragonare l’Italia con gli altri Paesi dell’Europa.

 

Prima bisogna conoscere le aliquote fiscali e contributive, solo dopo si possono conoscere gli strumenti di risparmio fiscale

Prima di proseguire nel capire come la mia consulenza possa essere utile all’imprenditore che stava valutando la scelta dell’apertura di una S.r.l. in Italia o in Germania, mi sono reso conto che, come commercialista, non posso entrare troppo nel dettaglio degli strumenti di efficacia fiscale, perché sono cose che devono essere inserite in un passo successivo.

Mi spiego meglio.

Quando un imprenditore si rivolge ad un commercialista e gli chiede se gli conviene, fiscalmente parlando, aprire una società in Italia o all’estero, il commercialista non può partire subito elencando gli strumenti di risparmio fiscale, perché quelli andranno trattati in una fase successiva, vengono solo dopo per confermare la bontà fiscale di un Paese o, comunque, la scelta strategica fiscale dello stesso.

La prima fase, invece, riguarda il far conoscere all’imprenditore le aliquote fiscali ordinarie e solo successivamente, tenendo conto delle informazioni che ha ricevuto riguardanti le aliquote ordinarie dell’Italia e di quell’altro Paese, l’imprenditore può confrontarsi con tutti e due i commercialisti (sia quello italiano sia quello estero) per individuare il maggior numero di strumenti di risparmio fiscale.

È vero che in Italia la tassazione è elevata, ma allo stesso tempo ci sono tanti strumenti di risparmio fiscale che ti permettono di ridurre il carico impositivo e contributivo.

Di conseguenza, non è detto che, se anche a livello nominale in Italia le imposte e i contributi sono elevati, convenga sempre andare all’estero.

Se ci si appoggia, o si chiede consiglio, ad un buon commercialista che studia il fisco delle S.r.l. almeno quanto me, di sicuro si vedrà che il carico tributario potrà essere ridotto notevolmente e si scoprirà che, in realtà, il Paese Italia potrebbe essere molto più conveniente rispetto ad altre opzioni.

Certo è che, se non sei sicuro di vivere tanti anni in un Paese estero, portare i contributi in Italia potrebbe esserti utile per, poi, maturare una pensione in Italia, invece che perderla perché stai lavorando per qualche anno in un Paese all’estero.

Ma queste sono condizioni che, ogni imprenditore, deve valutare, caso per caso, nella sua specifica condizione.

In sintesi, in questo articolo non ti condividerò gli strumenti di risparmio fiscale in modo da non renderlo troppo lungo e creare confusione, né tratterò i micro-bonus che ci possono essere, perché questi possono cambiare in qualche modo, di anno in anno, in funzione delle politiche fiscali.

Queste due valutazioni dovrai farle in un momento successivo, insieme a tutti e due i commercialisti, per capire quale sia per te il Paese fiscalmente strategicamente migliore.

Detto questo, passiamo ora, ad analizzare le aliquote che tu devi avere in mente per mettere a confronto la tassazione in Italia con quella del Paese che ti interessa (nel caso del mio cliente, ad esempio, il Paese è la Germania).

 

Le diverse aliquote impositive della S.r.l.

Prima di tutto devi sapere che tu puoi essere socio della tua S.r.l. e quando tu produci un utile all’interno della tua S.r.l., lì sopra, dovrai pagare minimo il 28%, che è costituito da un 24% di Ires e un 4% di Irap.

Infatti, devi sapere che, anche io con la mia S.r.l. italiana quando genero utili, pago sempre il 28% di imposte e questo senza inserire alcun tipo di risparmio fiscale; pertanto, devi paragonare questa aliquota a quelle che ci sono negli altri Paesi.

Poi, solo nel momento in cui tu, in Italia, vai a distribuire gli utili, ecco che su quella differenza che ti rimane, paghi un 26%.

E qui devi prestare un pochettino di attenzione perché, se tu devi paragonare questo importo con l’aliquota estera, devi stare attento a paragonare il 26% che tu paghi sulla distribuzione degli utili con l’aliquota che ci può essere in quell’altro Paese solo nel momento in cui prelevi gli utili dalla S.r.l. .

Ricordati però di calcolare questo 26% sugli utili che rimangono dopo le imposte Ires e Irap del 24%.

Dunque, se devi considerare solo le imposte degli utili che vuoi accantonare nella S.r.l. allora la percentuale è del 26%. Mentre se devi considerare anche l’imposta sul prelievo degli utili allora l’importo complessivo è del 46,72%.

Quindi, considerando separatamente le due cose, quando la società genera un utile che non viene distribuito, l’aliquota che mentalmente devi considerare è del 28%, mentre quando vengono prelevati la tassazione reale è del 46,72% e devi paragonare questa aliquota con quella del Paese estero di riferimento.

Poi, ovvio che magari, se non ti capita di fare spesso questi calcoli, perché comunque sono cose che non avvengono spesso, puoi benissimo richiedere una consulenza gratuita insieme a me, sul sito www.efficaciafiscale.com, della durata di 15 minuti, durante i quali posso darti qualche indicazione per confrontare se ti conviene o meno portare la S.r.l. in Italia oppure andare all’estero.

Dopo la consulenza gratuita, poi, nel caso, ti dirò io quando non mi sarà più possibile erogarti qualcosa di gratis e vedere se possiamo lavorare insieme con una consulenza a pagamento.

Questo è quello che tu devi sapere quando paragoni le imposte della S.r.l. con le imposte della società estera.

Devi, però, sapere che, se tu paragoni le imposte complessive sai che, se tu accumuli utili sulla S.r.l. paghi il 28%, mentre sugli utili distribuiti ai soci l’aliquota complessiva del 46,72%.

 

Le aliquote contributive Inps della S.r.l.

Detto questo, come socio della S.r.l. ricordiamo che c’è anche l’aspetto che riguarda i contributi previdenziali, che in Italia è l’Inps commercianti.

Quindi, non ci sono solo le imposte, ci sono anche i famosi contributi Inps commercianti o artigiani, che sono del 24%, sarebbero più alti (perché sono 24,42% minimo, o qualcosa in più per i redditi più alti), però, diciamo che i contributi che tu, come socio lavoratore devi pagare, sono del 24% sugli utili lordi fiscali che la tua S.r.l. genera.

Anche qui c’è da dire che, i contributi Inps commercianti si pagano con un fisso annuale di 4.300 € reali che tu paghi in rate trimestrali, poi, nel caso in cui tu avessi un reddito minimale Inps superiore a una certa soglia, e che per l’anno 2023 è di 17.504 €, su quella soglia superiore di quel reddito, tu dovrai comunque pagare un’ulteriore 24% di contributi Inps commercianti, in sede di dichiarazione dei redditi.

Però, secondo me, al fine dell’analisi per capire, e direi confrontare, il carico contributivo di un socio lavoratore, che c’è in Italia rispetto a un altro Paese estero, devi considerare come socio lavoratore, il 24% dei contributi sugli utili della tua società.

C’è anche da dire che, questo ultimo importo dei contributi Inps commercianti, è un importo che è facilmente eliminabile grazie agli strumenti di risparmio fiscale.

Come puoi già notare il carico tributario complessivo supera abbondantemente il 60%, se non stai attento, almeno in Italia e questo è quello che devi paragonare se sei socio lavoratore, con l’aliquota del Paese estero.

 

Carico contributivo e impositivo dell’amministratore S.r.l.

Oltre a ciò, c’è anche da dire che, in alternativa a tutto questo che ti ho appena detto, tu potresti valutare di prenderti una parte di questo reddito come compenso da amministratore.

Potresti, dunque, valutare di mettere dei costi in contabilità, come se fosse il costo di un dipendente, quindi, elimini i dati che ti ho detto.

Prima elimini il 24% di Ires, poi il 26% come imposta sulla distribuzione di utili.

Anche qui, nel caso, devi paragonare delle aliquote, che sono all’interno della busta paga di imposte e contributi in Italia per l’amministratore della S.r.l., con le aliquote che ci sono nel Paese estero di imposte e contributi per quando l’amministratore della società.

Pertanto, in Italia, prima di tutto sulla busta paga, come in tutti i casi in cui si ha un dipendente, bisogna pagare i contributi Inps.

I contributi Inps, senza essere troppo specifici, per 1/3 sono a carico dell’amministratore e per 2/3 sono a carico della S.r.l. .

Però, è anche vero che, siccome la S.r.l. è tua, di fatto sono cose che vanno ad appesantire il tuo utile.

Quindi, è vero che, in Italia, qualcuno potrebbe dirti che 1/3 dei contributi sono a carico dell’amministratore e 2/3 a carico della società, ma se tu sei la società, di fatto queste cose le hai pagate tu direttamente con il conto corrente della S.r.l. .

Per quanto riguarda le aliquote contributive Inps, devi sapere che, sul compenso dell’amministratore della S.r.l. tu paghi, come contributo della gestione separata, due aliquote, cioè una o l’altra: o il 24% oppure al 35%.

Tu paghi il 24% se sei già un socio lavoratore, oppure paghi un’aliquota un po’ più alta, del 35%, se sei un socio non lavoratore.

Qui direi di prestare attenzione perché, comunque, anche se l’aliquota del 35% sembra quella più alta, magari anzi direi irraggiungibile, perché tu sarai sempre socio, devi prestare attenzione perché, in Italia, ci sono tanti strumenti di risparmio fiscale che ti possono permettere di evitare di pagare l’Inps della gestione commercianti e quindi alzare il compenso sull’amministratore.

Però il vantaggio è dato dal fatto che tu, con questo sistema della busta paga dell’amministratore, sempre con altri strumenti di risparmio fiscale, riesci a pagare queste aliquote, o del 24% o del 35%, solo in funzione del fatto se l’amministratore sta già pagando un’altra cassa contributiva (come a esempio i contributi del socio lavoratore).

Se tu ti attribuisci un compenso pari a 0, i contributi da pagare, e quindi anche le imposte, sono pari a 0, perché non ti attribuisci nulla.

Se, invece, tu ti prendi un compenso da amministratore, diciamo, piccolo, le imposte e i contributi da pagare, sono contenuti.Anche questa, volendo, è una parte delle scelte strategiche fiscali che puoi fare in Italia.

Tornando al discorso sul compenso dell’amministratore le aliquote che devi confrontare sono, prima di tutto, il 24%, il 35% dei contributi Inps.

La stessa domanda deve essere rivolta al commercialista che c’è nel Paese estero (in questo caso la Germania).

Poi, è anche vero che, tolti i contributi Inps dell’amministratore della S.r.l., sulla differenza si devono pagare le aliquote (Irpef in questo caso) e, volendo, anche le addizionali, però, le aliquote Irpef sono a scaglioni e, di fatto, dipende dalla tipologia di reddito che tu hai a livello complessivo come dichiarazione dei redditi.

In Italia, attualmente, ci sono quattro aliquote (forse, il prossimo anno, diventeranno tre):

  • primo scaglione, per i redditi fino a 15.000 €, l’aliquota resta del 23%
  • secondo scaglione, per i redditi compresi tra i 15.000 e i 28.000 €, l’aliquota passa dal 27% al 25%
  • terzo scaglione, per i redditi tra 28.000 e 50.000 €, l’aliquota scende dal 38% al 35%
  • quarto scaglione, oltre i 50.000€ di reddito, si applica l’aliquota del 43%

Sappi che, comunque, oltre a questi importi che ti ho appena detto, si pagano le addizionali, eventualmente comunali, regionali (che variano da Comune a Comune, da Regione a Regione) e che, massimo, dovrebbero essere intorno al 2% in più.

In questo caso, sai che tu, come compenso da amministratore hai queste aliquote Irpef, che ti ho appena menzionato, e che devi confrontare con le aliquote di quell’altro Paese estero, sapendo che, come ho già scritto prima, ci possono essere (attualmente ci sono) tanti bonus per i redditi da dipendente/da amministratore; soprattutto, nel caso in cui questo reddito fosse contenuto, avresti ulteriori bonus, perché attualmente, in Italia, ci sono più Bonus per i redditi bassi.

Devi, pertanto, prima confrontarti al meglio nello specifico con il tuo commercialista italiano, poi con quello all’estero, solo dopo, puoi avere la conferma di quale Paese sia, per te, fiscalmente strategicamente migliore.

 

Riepilogando in sintesi:

le aliquote che devi in qualche modo paragonare in Italia sul compenso dell’amministratore con il compenso dell’amministratore di un altro Paese sono che, prima paghi i contributi di un 24% o di un 35%.

Il 24% lo paghi anche se paghi i contributi Inps del socio lavoratore, però considerando una situazione potenzialmente peggiore mentalmente considera l’aliquota massima del 35%.

Invece, come aliquote fiscali Irpef, vanno da un 23%, poi a un 25%, poi a un 35%, a un 43% più delle addizionali comunica e regionali che, massimo, saranno il 2%.

E, queste, sono le aliquote sul compenso dell’amministratore che tu devi paragonare con le aliquote del compenso da amministratore che si sono nell’altro Paese estero.

 

…avviandoci alle conclusioni. Dopo aver conosciuto le aliquote “ordinarie” devi informarti sugli strumenti di risparmio fiscale di ogni singolo paese per capire il reale carico fiscale e fare un paragone al netto del risparmio fiscale

Detto questo, passo all’ultima considerazione che voglio condividere con te.

Ricordati sempre che, le aliquote che ti ho appena elencato, sono aliquote standard e che potresti facilmente trovare con una ricerca su Internet.

Ovviamente, per capire qual è il tuo “Paese migliore”, se ti conviene aprire una S.r.l. in Italia oppure una società all’estero, ci sono tanti altri fattori.

Dopo che tu conosci le aliquote fiscali ordinarie, tu devi incominciare a comprendere quali strumenti di risparmio fiscale hai in Italia e quali potrai trovare nel Paese estero.

In Italia ci sono, perlomeno, tanti strumenti di risparmio fiscale che ti permettono di ridurre le imposte e i contributi e, quindi, possono portare in vantaggio la S.r.l. rispetto ad altre società estere.

Oltre a questo, ci sono tanti altri aspetti che potresti prendere in considerazione, ad esempio, quello riguardante la pensione, se tu pensi di volere una pensione in Italia, oppure all’estero.

Perché, non è detto che, se tu versi i contributi per pochi anni in un Paese, poi, questi, in qualche modo, possano essere considerati validi in Italia.

Anche se, secondo me, in Europa questa cosa dovrebbe essere, prima o poi, sempre più riconosciuto e lecito pagare i contributi in un paese e poi riconoscerli validi in Italia.

Però, di fatto, è un aspetto, quella della pensione futura, che devi valutare.

Anche il discorso legato alla Sanità è un aspetto che potresti considerare, anche se, più o meno, in Italia la sanità è garantita a tutti.

Quindi, posto tu sappia le aliquote ordinarie, devi a tutti i costi incominciare a calarti nello specifico con il tuo commercialista italiano e con quello estero, per capire, effettivamente, l’aliquota reale con un caso reale di reddito reale e, di conseguenza, calcolare l’esborso che tu hai. E dopo scegliere, anche a livello extra fiscale, quello che, per te, è meglio fare.

 

Conclusioni

Grazie alle informazioni contenute in questa circolare, ora sai come gestire un confronto tra una S.r.l. italiana e quella di un altro Paese europeo.

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In tutti i casi in cui hai un’attività imprenditoriale, sappi che scegliere di utilizzare una S.r.l. può offrirti maggiori possibilità di pianificazione fiscale, protezione patrimoniale e organizzazione strategica rispetto ad altre forme giuridiche.

La normativa italiana prevede specifici strumenti di risparmio fiscale applicabili alle S.r.l., e in certi scenari, se ben gestiti, questi strumenti possono contribuire a contenere il carico tributario in modo significativo.

In molti casi, un’impresa individuale può trovarsi a sostenere un carico tributario complessivo piuttosto elevato, considerando imposte dirette, contributi previdenziali e addizionali locali.

Al contrario, una S.r.l. ben strutturata e gestita con attenzione può beneficiare di un’imposizione più contenuta, grazie all’uso combinato di strumenti di pianificazione fiscale previsti dalla normativa.

Naturalmente, ogni situazione va valutata in base a variabili come utile, liquidità, struttura dei compensi, regime fiscale adottato e obiettivi imprenditoriali.

La Contabilità Controllata, ad esempio, è un metodo operativo che permette di monitorare con continuità i numeri della tua S.r.l., aiutandoti a individuare margini di ottimizzazione e a gestire con consapevolezza le decisioni economiche e fiscali.

Non si tratta di una formula magica, ma di un approccio basato sull’analisi dei dati e sulla coerenza delle scelte imprenditoriali.

Se stai valutando soluzioni per la gestione fiscale di una S.r.l., ricorda che le scelte più efficaci dipendono da variabili specifiche: dimensioni aziendali, utili, liquidità, regime fiscale e obiettivi di lungo periodo.

La normativa offre strumenti di ottimizzazione previsti dalla legge, ma la loro applicazione va sempre calibrata sulla tua situazione.

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