Cosa succede se il collaboratore occasionale della S.r.l. supera la soglia di 5.000 €?

Ciao, ti do il benvenuto in questo nuovo articolo del blog per rispondere ad una domanda che interessa non solo chi, come te, può avvalersi di collaboratori occasionali, ma anche chi, dall’altra parte, ha scelto questa la forma collaborativa della collaborazione occasionale per interagire occasionalmente con te.

Con questo articolo, che nasce da un podcast, desidero fare un po’ di chiarezza riguardo a questa tipologia di collaborazione, la collaborazione occosionale, appunto.

Prima di addentrarmi nell’argomento, ti ricordo di iscriverti al blog di Efficacia Fiscale.

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Ed ora, sei pronto a conoscere cosa succede se il collaboratore occasionale della S.r.l. supera la soglia dei 5.000 €?

Bando alle ciance and let’s go…

 

La domanda del mio cliente

Caro imprenditore, ti do il benvenuto in questo nuovo articolo del blog di Efficacia Fiscale, il blog con le soluzioni fiscali specifiche per tutti gli imprenditori che hanno una S.r.l. o che ne vogliono aprire una nuova.

Oggi, insieme a te, voglio condividere una domanda che mi è stata rivolta da un mio cliente imprenditore che ha un contratto di consulenza esterna con me.

Questo mio cliente ha un gruppo di aziende S.r.l. che lavorano nell’ambito immobiliare, e che spesso fanno uso della collaborazione  occasionale.

Dunque, gli capita spesso di fornirsi di persone, che paga occasionalmente, che gli segnalano la presenza di immobili o di clienti, ossia persone che vogliono acquisire immobili o, comunque, vari lavori da eseguire, perché loro si occupano anche di ristrutturazione di edifici.

Questo mio cliente si è accorto che durante l’anno 2021 ha pagato un lavoratore occasionale più di 5.000 € per la collaborazione occasionale che quest’ultimo gli ha effettuato.

Dunque, era preoccupato di sapere se ci sono conseguenze negative per la sua S.r.l. nel momento in cui si eroga ad un lavoratore occasionale più di € 5.000.

 

Quale risulta essere il problema?

Il lavoro occasionale, che probabilmente già conosci o di cui  hai già sentito parlare, è una tipologia di lavoro flessibile che ti permette di pagare i tuoi collaboratori senza, di fatto, pagare i contributi INPS.

La collaborazione occasionale, da questo punto di vista, presenta dei vantaggi, però, incontra dei limiti:

1) Il primo limite riguarda l’ammontare massimo dei compensi annui, che non può superare i 5.000 € annui (può anche superare l’importo di € 5,000, ma poi bisogna pagarci i contributi Inps, sia da parte del collaboratore, sia da parte della S.r.l.). Inoltre i giorni di lavoro annui non devono superare i 30. Al superamento di questa soglia, il lavoratore occasionale deve aprire una partita Iva per poter ricevere ulteriori somme per il servizio offerto.

2) Il secondo limite è dovuto al fatto che in caso di superamento del compenso di € 5.000 la S.r.l. deve pagare anche i contributi Inps della gestione separata.

Se rimaniamo al di sotto di questi parametri, questa tipologia di lavoro prestata dal tuo collaboratore, la collaborazione occasionale, è considerato effettivamente occasionale e, quindi, evita in capo al lavoratore di dover aprire una partita IVA individuale.

Giustamente, il mio cliente, conoscendo questi limiti della collaborazione occasionale, si è accorto che probabilmente aveva fatturato più di 5.000 €, per cui mi ha contattato per chiedermi una consulenza per capire come poteva risolvere il tutto e mi ha fatto presente che, ora, dovrà quantificare l’ammontare del compenso.

La mia risposta è composta da due elementi.

 

Il primo elemento: il limite annuale di 5.000 € e 30 giorni di lavoro all’anno

Il primo non mi desta particolari preoccupazioni, ossia il famoso limite di 5.000 €.

Questo, perché?

Con il Decreto Legislativo del 10 settembre 2003, n. 276 sono stati introdotti questi due paletti per il lavoro occasionale, 5.000 € annui e 30 giorni di lavoro all’anno e, come detto prima, al di sotto di questi limiti, tu puoi benissimo utilizzare la collaborazione occasionale.

DECRETO LEGISLATIVO 10 settembre 2003, n. 276

Attuazione delle deleghe in materia di occupazione e mercato del lavoro, di cui alla legge 14 febbraio 2003, n. 30.

[…]

Art.  4 (Delega al Governo in materia di disciplina delle tipologie di lavoro a chiamata, temporaneo, coordinato e continuativo, occasionale, accessorio e a prestazioni ripartite). –  1. Il Governo è delegato ad adottare, su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, entro il termine di un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi recanti disposizioni volte alla disciplina o alla razionalizzazione delle tipologie di lavoro a chiamata, temporaneo, coordinato e continuativo, occasionale, accessorio e a prestazioni ripartite, nel rispetto dei seguenti principi e criteri direttivi:

[…]

c) con riferimento alle collaborazioni coordinate e continuative:

[…]

2) differenziazione rispetto ai rapporti di lavoro meramente occasionali, intendendosi per tali i rapporti di durata complessiva non superiore a trenta giorni nel corso dell’anno solare con lo stesso committente, salvo che il compenso complessivo per lo svolgimento della prestazione sia superiore a 5.000 euro;

Però, è anche vero che la norma del lavoro occasionale (definito come reddito “diverso”) tecnicamente è regolamentata dal TUIR, cioè il testo unico dell’imposta sul reddito, che non prevede un limite di giorni o un limite di importi annuali.

All’interno del TUIR potresti trovare articoli che fanno riferimento al lavoro autonomo occasionale (dentro quello che è definito reddito diverso), ma non troverai un limite numerico in termini di fatturato e in termini di giorni.

Questo perché la norma che regola il lavoro occasionale non è nata con questi limiti, ma sono stati introdotti successivamente all’entrata in vigore del TUIR quindi, di fatto, per il fisco se tu hai un lavoratore che svolge una collaborazione occasionale per te, tecnicamente tu lo potresti pagare anche più di 5.000 €.

Pertanto, potrebbe essere accettato dal fisco il fatto di erogare un compenso occasionale superiore ad € 5.000 e anche superiore a 30 giorni, ma a patto che sia realmente una collaborazione occasionale da parte di chi la eroga.

Ricapitolando, nel Decreto Legislativo del 10 settembre 2003, n. 276 sono stati istituiti questi due parametri che hanno apportato dei limiti al lavoro occasionale, che originariamente era nato senza, perché nella legge fiscale di riferimento TUIR non c’è indicazione.

Come commercialista, nei confronti del mio cliente non ho particolari paure se lui, titolare di una S.r.l., eroga in un anno più di 5.000 € di lavoro occasionale ad un collaboratore per quello che riguarda l’autenticità del lavoro occasionale.

 

Il problema non lo ha l’imprenditore, ma lo ha il lavoratore che percepisce un compenso per lavoro occasionale superiore a 5.000 €

Dal punto di vista fiscale, ciò non sarebbe un problema per l’imprenditore con la S.r.l., ma  il lavoratore occasionale si ritroverebbe in difficoltà, perché per operare avrebbe dovuto aprire una partita IVA.

Con questo non voglio affermare che indiscriminatamente tu debba prendere una persona (o più) che operi per te con la collaborazione occasionale e pagarla quanto ti pare, perché le conseguenze non riguardano te ma ricadono in capo a lei.

Però, è anche vero che, allo stesso modo, non ti devi preoccupare se capita che, in un anno, questo soggetto percepisce più di 5.000 €, dal momento che superati questi parametri, la responsabilità è più sua che tua, poiché lui avrebbe dovuto aprire la partita IVA e iniziare a pretendere il compenso emettendo una regolare fattura.

Quindi, questa è la soluzione che ho dato, e che darei, per gestire al meglio la collaborazione occasionale, in modo anche da non superare questi parametri.

 

Come imprenditore ricordati di fare la comunicazione all’ispettorato del lavoro

Oltre a questo, ci tengo a segnalarti che, nel 2022, è cambiata la norma sul lavoro occasionale: prima di servirti di un lavoratore occasionale, devi inviare una comunicazione all’ispettorato territoriale competente per il lavoro, attraverso l’utilizzo di un software, o anche per mezzo e-mail PEC.

Questo per evitare abusi di questa tipologia di strumento fiscale.

Sotto un profilo pratico dal 2022 tu, imprenditore, puoi benissimo utilizzare il lavoro occasionale e tecnicamente il tuo lavoratore potrebbe fatturare più di 5.000 € all’anno, arrivando a lavorare anche più di 30 giorni in un anno.

Il tuo compito, come imprenditore con una S.r.l. è quello di fare la comunicazione preventiva del lavoratore occasionale, mentre rimane a carico del lavoratore la responsabilità di fatturare con il lavoro occasionale fino a € 5.000 oppure fatturare con una partita IVA se la sua attività non fosse più occasionale.

 

Il secondo elemento: i contributi Inps della gestione separata a carico della S.r.l. nel momento in cui il compenso occasionale supera € 5.000

Questa cosa deriva dal fatto che quando un lavoratore occasionale supera la soglia di € 5.000 allora bisogna pagare anche i contributi della gestione separata (che nel 2023 si dovrebbero aggirare all’incirca al 33% del compenso).

Questi contributi sono 1/3 a carico del lavoratore, quindi diminuiscono il suo compenso, ma per i 2/3 sono a carico della S.r.l., dunque per la società aumentano i costi.

I contributi Inps sul compenso del lavoro autonomo occasionale, anche se li deve versare per i 2/3 la S.r.l. in aggiunta al compenso, di fanno sono di responsabilità del lavoratore.

Mi spiego meglio.

Ti riporto la circolare dell’Inps n.103 del 6 luglio 2004 che ci fornisce indicazioni utili sull’obbligo di versamento dei contributi Inps gestione separata sul superamento, da parte del lavoratore occasionale, dell’importo di € 5.000 annuale di compenso.

Per semplificare, anzi, non la riporto tutta, ma ti segnalo questo piccolo trafiletto che mi serve per fare un ragionamento insieme a te.

 

Circolare Inps numero 103 del 6-7-2004

Oggetto: Legge 24 novembre 2003, n. 326. Art. 44. Esercenti attività di lavoro autonomo occasionale e incaricati alle vendite a domicilio. Chiarimenti.

[…]

Discende da quanto precede l’obbligo, in capo al lavoratore, di comunicare ai committenti interessati, all’inizio dei singoli rapporti e, tempestivamente, durante il loro svolgimento, il superamento o meno del limite in argomento, nonché il diritto, in capo ai committenti, di conoscere tale situazione

[…]

Superata dal singolo lavoratore, in riferimento a ciascun anno solare, la fascia di esenzione di euro 5.000, il committente o i committenti interessati devono versare i contributi sugli ulteriori emolumenti dagli stessi corrisposti nel predetto anno, con le modalità ed i termini previsti per i collaboratori coordinati e continuativi, entro il giorno 16 del mese successivo al relativo pagamento, tramite mod.F24 ed utilizzando i codici in uso per le collaborazioni coordinate e continuative (CXX o C10).

[…]

In sintesi, con questa circolare, l’Inps ha confermato che l’obbligo al versamento dell’INPS dei contributi dovuti da chi si avvale di collaboratori occasionale scatta nel momento in cui questi superano la soglia di € 5.000 come compenso, che i contributi devono essere versati dalla S.r.l. e che il lavoratore deve dare comunicazione all’imprenditore (che, nella circolare, è chiamato committente, ossia colui che richiede la prestazione) quando questo ultimo supera la soglia sulla quale di devono pagare i contributi Inps della gestione separata.

Da questa cosa posso delineare due casi:

  • Se in un intero anno tu hai un lavoro occasionale ed eroghi un compenso superiore alla soglia di € 5.000, allora devi pagare al collaboratore i contributi Inps della gestione separata, perché non puoi far finta di non sapere che lui sta percependo un compenso superiore alla soglia. Se non lo facessi, comunque, il lavoratore dovrebbe pagarseli da solo in sede di dichiarazione dei redditi.
  • Se, invece, gli eroghi un compenso fino a 5.000 è il lavoratore che deve comunicare all’imprenditore se ha superato la soglia di € 5.000 durante l’anno per capire se applicare anche i contributi Inps. Quindi, la S.r.l. non ne è responsabile.

 

…avviandoci alle conclusioni

Secondo la mia opinione, se un lavoratore, per qualche motivo, supera i 5.000 € annui, e tu te ne accorgi l’anno successivo, tu devi fare in modo che questa situazione non si ripeta nel tempo cercando di migliorare la struttura organizzativa del lavoro.

Detto questo, è anche vero che la maggior parte i problemi di un eventuale superamento dei limiti dei lavoratori occasioni sono a carico del lavoratore stesso.

Questo perché, se si superano i 30 giorni di lavoro all’anno (oppure al superamento della soglia di € 5.000), allora, questo ultimo ha l’obbligo di aprire la partita Iva ed emettere le fatture se vuoi fare nuove prestazioni.

Mentre, nel caso di superamento della quota di compenso di € 5.000, è vero che la S.r.l. deve pagare i 2/3 dei contributi Inps della gestione separata, ma è comunque il lavoratore che è obbligato a comunicare il superamento alla S.r.l. .

Di sicuro anche il lavoratore deve verificare che siano applicati regolarmente i contributi Inps sul suo compenso nel momento in cui si supera il compenso di € 5.000.

Caro imprenditore, penso di averti detto tutto quello che volevo condividere con te.

Ricordati che la collaborazione occasionale rimane, comunque, un ottimo strumento di efficacia fiscale, perché ti permette di pagare un tuo collaboratore ed evitare i contributi INPS; quindi, il vantaggio fiscale riguarda entrambi.

Ovviamente ci sono determinati paletti, devi contestualizzarlo al meglio evitando possibili conseguenze.

 

Conclusioni

Grazie a questo articolo ora sai cosa succede se ti avvali della collaborazione occasionale e il tuo collaboratore occasionale della S.r.l. supera la soglia di 5.000 €.

In tutti i casi in cui hai un’azienda sappi che, se tu vuoi veramente dormire sonni tranquilli, proteggere il tuo patrimonio personale, proteggere il tuo investimento imprenditoriale, tagliare le imposte ed i contributi, tutelare la tua famiglia e il tuo futuro, la soluzione migliore risiede nell’utilizzare una S.r.l. .

Ma non basta.

Devi, infatti, anche verificare di:

  1. produrre utili in abbondanza nella S.r.l.,
  2. avere sempre la liquidità necessaria per far funzionare la S.r.l. regolarmente e…
  3. utilizzare il più possibile strumenti di risparmio fiscale, riservati per legge alla S.r.l., nella tua società per ridurre le imposte e contributi dell’imprenditore.

Stai però attento, perché gestendo in modo inappropriato una S.r.l., rischi di pagare più del 70,72% di imposte e contributi (tanto quanto una ditta individuale).

Mentre, dal lato opposto, con una gestione fiscale efficace della S.r.l., le imposte possono essere ridotte fino al 28%.

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