Quali strumenti di risparmio fiscale devi applicare nella S.r.l. dalla costituzione della società fino alla fase di espansione?

Indice dei contenuti

Ciao,

ti do il benvenuto in questa nuova circolare del blog di Efficacia Fiscale.

Questa settimana parleremo di un aspetto molto importante per te che sei un imprenditore che vuole aprire una nuova S.r.l. e sapere le principali cose a cui stare attento per ridurre le imposte ed i contributi in tutte le fasi di sviluppo della società.

Appena avrai finito di leggere questa circolare saprai tutto quello che devi fare per poter aprire una S.r.l. pagando il minor numero di imposte e contributi, sia nella fase di start up, che nella fase di sviluppo della stessa quando è in espansione.

Ti dico questo perché, qui, di seguito ti ho riportato una serie di domande che si fanno gli imprenditori che utilizzano una S.r.l. ed a cui ho dato risposta.

Ma non solo, oltre alle principali domande che si possono fare gli imprenditori quando aprono una S.r.l., ho voluto inserire anche una serie di tutti i principali strumenti di risparmio fiscale che puoi utilizzare nel corso dello sviluppo della tua società.

Forse questo è un concetto che non ho ancora approfondito in questo blog ma, ad ogni stadio di sviluppo della tua S.r.l., ci saranno determinati strumenti di risparmio fiscale giusti per la tua società.

Quando sei nella primissima fase di apertura e crescita della tua azienda ci sono degli strumenti che puoi utilizzare in funzione dell’utile a tua disposizione.

Mentre nel momento in cui dovrai espandere la tua azienda, magari aprendo nuove società insieme ad altri soci, ci saranno altri vari strumenti che tu puoi utilizzare grazie sempre alla S.r.l..

Sono tutti strumenti che ti consentiranno di diminuire le imposte ed i contributi, in modo da evitare il peggior carico tributario del 70% e arrivare, al limite, al 28% minimo previsto dalla legge più l’utilizzo del maggior numero di compensi esenti imposte o detassati.

Ho voluto creare questa check list per te, in quando non puoi pensare di aprire una S.r.l. in automatico e quindi ridurre il carico tributario.

Ti sto per dare una brutta notizia, ma stai con gli occhi ben aperti.

Se apri una nuova S.r.l. e non fai nulla per diminuire le imposte e prendi gli utili come distribuzione di utili, nessuno strumento di risparmio fiscale, allora ti posso assicurare che pagherai più imposte con la S.r.l. rispetto alla ditta individuale.

Solo nel momento in cui decidi di applicare questi strumenti di risparmio fiscale, che troverai in questa check list, potrai ridurre enormemente il carico tributario complessivo della società e soprattutto il tuo personale.

Grazie a questa check list tu hai una bella idea degli strumenti che hai a disposizione dalla legge per diminuire il carico tributario poi dovrai coordinare, insieme al tuo commercialista, come applicarli al meglio nella tua specifica S.r.l. in funzione dei tuoi obiettivi.

Puoi risparmiare tutte le imposte che vuoi con la S.r.l., ma a patto di applicare gli strumenti di risparmio fiscale nella tua azienda.

In un certo senso, è tua la responsabilità di risparmiare il carico tributario. Sicuramente devi avere un commercialista che ti segua, che ti guidi verso il risparmio fiscale ma, con questa check list, tu potrai aiutarlo perché sarai già consapevole degli strumenti che potrai utilizzare e che sono previsti dalla legge.

Posto che hai utili e liquidità in abbondanza, il carico fiscale in Italia è un problema perché, se non fosse gestito bene, questo potrebbe arrivare anche al 72%.

Ridurre il carico tributario ti consente di avere più soldi disponibili per te.

Maggiori soldi che utilizzeresti non tanto per aumentare i vizi e le tue spese personali ma, principalmente, per fare nuovi investimenti nella tua S.r.l., che ti consentiranno di essere maggiormente competitivo rispetto alla concorrenza e che genereranno, a loro volta, ulteriori utili.

Oppure potresti utilizzare questi maggiori soldi per mantenere un adeguato stile di vita alla tua compagna, evitando che questa vada via con il primo che gli promette un migliore tenore di vita.

Nello stesso modo, puoi utilizzare i maggiori soldi per garantire migliori opportunità ai tuoi figli. Mi spiego meglio, grazie ai maggiori soldi a tua disposizione, puoi garantire loro un miglior accesso alle cure mediche e all’istruzione, in modo che questi non ti accusino, per il resto della tua vita, di non avergli fornito l’aiuto necessario e che lo rinfaccino per sempre.

Per ottenere tutto questo, qui di seguito ti condivido una check list di domande che si possono fare gli imprenditori quando aprono una nuova S.r.l. e che gli consentono di diminuire il carico tributario in tutti i momenti della sua fase di sviluppo, dalla start up alla fase di espansione del business.

 

Apro una S.r.l. semplificata o una S.r.l. ordinaria?

La primissima domanda che ti fai tutte le volte che vuoi aprire una S.r.l. è se questa deve essere una S.r.l. semplificata oppure una S.r.l. ordinaria.

A questo punto è importante comprendere quali sono le loro caratteristiche, prima partendo da cosa è simile e, solo dopo, individuando cosa c’è di diverso.

Partiamo da quello che è simile.

La fiscalità delle due tipologie di società è uguale, ossia la S.r.l. semplificata NON ha vantaggi fiscali superiori alla S.r.l. ordinaria. Le imposte che paga una S.r.l. ordinaria sono le stesse che paga la S.r.l. semplificata.

La S.r.l. semplificata NON ha semplificazioni contabili, quindi, ha gli stessi adempimenti di una S.r.l. ordinaria e, soprattutto, hanno la stessa sicurezza patrimoniale.

Questo vuole dire che anche per la S.r.l. semplificata, per i debiti della società, risponde solo la società con il suo patrimonio quindi, chi vuole ottenere i suoi soldi, li deve chiedere alla S.r.l. e non ai singoli soci o agli amministratori.

Adesso, invece, passiamo a cosa è diverso.

Con la S.r.l. semplificata l’atto costitutivo può contenere solo una specifica attività.

Questo vuole dire che difficilmente puoi utilizzare una S.r.l. per svolgere due attività diverse, esempio quella edile e quella di consulente marketing, utilizzando una stessa società.

Se, per qualche motivo, tu ed i tuoi soci, dovete svolgere attività che sono diverse, dovete ricorrere ad una S.r.l. ordinaria.

Nella S.r.l. semplificata non si paga il notaio, a differenza della S.r.l. ordinaria.

Questo non vuole dire che NON paghi nulla per costituire una S.r.l. semplificata.

Significa che, per costituire una S.r.l. Semplificata, pagherai meno di 400 euro per costituirla dal notaio (perché pagherai comunque le imposte di bollo e il diritto camerale), mentre con la S.r.l. ordinaria pagherai circa 1.500/2.000 euro di spese notarili.

Non sono 2.000 euro che saranno decisivi nel valutare se aprire una S.r.l. lo meno ma, in determinati momenti, potrebbero fare comodo.

Un altro punto diverso è il fatto che i soci della S.r.l. ordinaria possono essere sia persone fisiche che persone giuridiche, esempio ci possono essere S.r.l. ordinarie/semplificate che controllano altre S.r.l. ordinarie.

Mentre le S.r.l. semplificate possono avere solo soci che sono persone fisiche.

Questo significa che NON ci possono essere delle S.r.l. ordinarie/semplificate che controllano delle quote di altre S.r.l. semplificate appunto perché, i soci della S.r.l. semplificata possono essere solo persone fisiche e non persone giuridiche come le società.

Una cosa di cui volevo parlarti è il falso problema del capitale sociale versato.

Infatti, fino a qualche anno fa, solo le S.r.l. semplificate potevano avere un capitale sociale inferiore a 10.000 euro.

Ma, è già da qualche anno che, anche le S.r.l. ordinarie, possono essere aperte per un capitale inferiore ad 10.000 euro.

Quindi non c’è più il problema del fatto che, se vuoi avere un capitale sociale inferiore a 10.000 euro, sei obbligato ad aprire una S.r.l. semplificata in quanto, questa cosa, la puoi fare anche con la S.r.l. ordinaria.

In generale conviene aprire una S.r.l. semplificata quando devi aprire una nuova azienda in “test”, in un certo senso tutte le volte in cui devi avviare una nuova azienda ma del cui esito sei incerto, per la quale puoi fare una sola attività, che non rientra in un piano di espansione della tua azienda, appunto perché non puoi intestare le quote alla S.r.l. holding dal momento che, le quote, possono essere intestate alle persone fisiche.

Una S.r.l. ordinaria, invece, ti potrebbe convenire maggiormente nella fase in cui stai ampliando il tuo business, in quanto l’oggetto sociale può contenere tutte le attività che vuoi e perché puoi aprire delle S.r.l.  figlie, che sono partecipate dalla tua S.r.l. holding.

 

Hai reso l’oggetto sociale della S.r.l. più ampio possibile?

Una cosa che mi chiedono è “Simone, ho sentito che l’oggetto sociale deve essere ampio”.

Ho semplicemente voluto inserirlo perché, con l’oggetto sociale ampio, non è che si risparmiano imposte, ok?

Perché l’oggetto sociale ampio cosa è che fa?

Ti permette in futuro di NON dover ritornare dal notaio se devi ampliare l’oggetto sociale se vuoi svolgere delle nuove attività imprenditoriali.

Cosa che, magari, non dovrai mai fare ma, se dovesse capitare, dovresti spendere circa euro 800/1.000 da un notaio e, soprattutto, il tuo tempo.

Quindi non agisci in questo modo per risparmiare le imposte, semplicemente risparmi le spese notarili.

Nell’eventualità volessi ampliare, per mille motivi, un po’ l’ oggetto sociale, risparmieresti, comunque, 1.000 euro e il tempo che avresti perso tra il chiamare il commercialista, chiamare il notaio e cosi’ via.

L’ho voluto inserire perché è una cosa su cui basta solo una semplice domanda, un po’ di attenzione e puoi mettere tutto al meglio, risparmiando tempo e denaro per il futuro.

 

Puoi aprire una S.r.l. commerciale? Sei obbligato per legge ad aprire una S.r.l. artigiana?

Una domanda che dovresti attentamente valutare è la seguente: “posso aprire una S.r.l. commerciale?”, oppure, “sono obbligato per legge ad aprire una s.r.l. artigiana?”

Perché ti dico questo?

Perché la S.r.l. commerciale ti dà più manovra di scegliere un maggior numero di strumenti di risparmio fiscale.

All’opposto, una S.r.l. artigiana, ti complica un po’ il risparmio fiscale perché, la maggior parte delle quote della società, deve essere intestata ai soci lavoratori.

Inoltre, la maggioranza degli amministratori devono essere soci lavoratori e, questa cosa, ti limita ulteriormente le strade a tua disposizione per ridurre le imposte ed i contributi.

Posto questo, alcune S.r.l. si possono costituire solo come società artigiane, per esempio, chi installa impianti elettrici (esempio elettricista).

Ma, è anche vero che ci sono delle attività che non hanno albi particolari o requisiti particolari e che, apparentemente, devono essere iscritte in camera di commercio come S.r.l. artigiane, ma che possono anche “perdere” questo requisito in quanto non devono essere iscritte in appositi albi.

In sintesi, non è una cosa mortale iscrivere la propria S.r.l. tra le imprese artigiane, ma è anche vero che, una S.r.l. che NON è artigiana, ha maggiore libertà di applicare gli strumenti di risparmio fiscale.

 

Quanto ti conviene avere una S.r.l. con la trasparenza fiscale?

Cos’è una S.r.l. con la trasparenza fiscale?

Diciamo che, come abbiamo visto, la S.r.l., come tutti noi sappiamo, prima di tutto paga il 24% di Ires, il 4% di Irap e poi, solo se il socio decide di distribuire gli utili, si deve pagare una imposta sul prelievo del 26%.

Al contrario, una S.r.l. con il regime della trasparenza fiscale, va ad imputare il reddito complessivo direttamente in capo ai soci. Successivamente questi pagheranno le imposte nella propria dichiarazione dei redditi.

Questo, come forse avrai capito, è lo stesso meccanismo che hanno le società di persone solo che, con la società di persone, i soci rispondono con il patrimonio persone per i debiti della società, mentre con la S.r.l. no.

Ossia, le imposte sul reddito (a parte l’Irap del 4%) non sono pagate dalla società in quanto, queste, attribuiscono per trasparenza tutto il reddito ai soci, anche se, questo, non viene distribuito.

Sarà, poi, il socio a pagare le imposte in base al suo reddito complessivo.

Se accumuli capitale nella tua S.r.l. con il regime della trasparenza fiscale, i soci devono pagare le imposte anche sugli utili che sono accantonati nella società.

Questo potrebbe essere un problema.

Ma qui dobbiamo comprendere l’opposto, ossia, quando ti conviene utilizzare una S.r.l. con il regime della trasparenza fiscale?

In generale, senza considerare altre variabili, ci sono due casi in cui potrebbe convenirti utilizzare una S.r.l. con il regime di trasparenza fiscale:

a. Quando hai un reddito contenuto, magari fino ad euro 28.000 lordi per ogni socio (perché poi ,superata questa soglia, inizi a pagare il 38% di Irpef) e sai, per certo, che vuoi prelevare sempre tutto l’utile (perché se così non fosse, con una S.r.l. normale pagheresti il 24% di Ires sugli utili accantonati);

b. Quando hai dei bonus fiscali alti come, ad esempio, il credito d’imposta per le ristrutturazioni edilizie o oneri detraibili elevati (esempio i contributi Inps).

Per individuare, con certezza, se ti conviene questo regime devi fare dei calcoli precisi insieme al tuo commercialista ma, sicuramente, questa informazione ti servirà per capire se vale la pena iniziare a fare i calcoli di convenienza.

 

Finché hai utili contenuti valuta di utilizzare il rimborso chilometrico

Con il rimborso chilometrico, l’amministratore, il socio lavoratore o i dipendenti, possono ricevere dei soldi, esenti imposte ed esente contributi, in funzione dei chilometri che vengono fatti nelle trasferte utilizzando la propria auto personale.

Comprendere il fatto di utilizzare il rimborso chilometrico è importante in quanto, questo, è il primo strumento di risparmio fiscale che puoi utilizzare anche senza avere la busta paga.

Infatti ti permette di diminuire le imposte prendendo anche un indennizzo per il fatto che utilizzi la tua auto personale per le trasferte della tua società.

Ovviamente devono essere trasferte vere, fatte con la propria auto e devono essere documentate.

 

Il rimborso chilometrico lo puoi utilizzare solo se l’auto è personale del socio (o dell’amministratore) e anche se non hanno attivato una busta paga

Oltre a quello che hai letto nel punto precedente ricordati che, puoi utilizzare il rimborso chilometrico, se l’amministratore o il socio, fanno le trasferte utilizzando la propria auto personale (ossia non deve essere intestata alla società) e che puoi utilizzarlo anche senza la busta paga.

Infatti, questo strumento, si presta come ottimo strumento per “prelevare” soldi dalla S.r.l. senza pagare le imposte e non pagare i contributi.

 

Chi lavora nella S.r.l.? Ricordati di ridurre o eliminare i contributi Inps nel rispetto della legge. Almeno una persona deve lavorare nella S.r.l.

Tutte le volte che apri una nuova S.r.l., devi ricordarti che l’Inps esige che all’interno ci sia almeno una persona che ci lavori (ogni S.r.l. deve avere almeno un dipendente o un socio che lavora come persona operativa).

Come minimo un lavoratore per ogni S.r.l., che può essere il socio, ma che può essere anche un dipendente.

Quindi, quando dichiari l’inizio attività della S.r.l., magari pensi di fare il furbo e dichiari che non ci lavora nessun socio e nessun dipendente ma, l’Inps, potrebbe iscriverti d’ufficio almeno un socio come lavoratore e, di conseguenza, obbligarlo a pagare i contributi Inps commercianti.

Così sei obbligato a “gestire” il rapporto con l’Inps, cosa che puoi fare in questi modi:

• Assumere un dipendente che ti fa il lavoro operativo;

• Avere una quota del 5% di quota della S.r.l. in modo da diminuire i contributi Inps;

• Intestare le quote della S.r.l. ad un’altra S.r.l. definita “holding”;

• Valutare di intestare le quote della S.r.l. ad una società semplice;

• Valutare se puoi assumere con busta paga il socio lavoratore;

• Valutare se puoi assumere con busta paga l’amministratore che fa anche lavoro operativo;

• Se il socio lavoratore avesse già una busta paga a tempo pieno, allora NON deve pagare i contributi commercianti Inps.

Questo elenco è un esempio da prendere come base di partenza e che dovrai valutare, caso per caso, insieme al tuo commercialista.

 

Se proprio non puoi pagare i contributi fissi Inps, valuta di utilizzare una Società Semplice come holding. Ma ricordati che la giurisprudenza non è ancora certa

Le società semplici sono una forma di società che possono essere costituite solo per attività non commerciali, come ad esempio gli studi professionali associati, attività agraria o gestione di patrimoni.

Quindi, i soci non possono essere iscritti dall’Inps commercianti in quanto, per legge, l’ attività non può essere commerciale.

Questo ti permetterebbe di costituire una società semplice “holding” con almeno due soci (senza bisogno del notaio) che controlla una S.r.l. al 100%.

In questo modo, non c’è nessun socio persona fisica nella S.r.l. e nessun socio della società semplice può essere iscritto all’Inps commercianti, in quanto, per legge, le società semplici possono essere costituite solo per attività non commerciali.

Ma ti devo rendere consapevole che, la Cassazione, ha affermato che si possono costituire per gestire gli immobili sancendo di fatto che non devi pagare l’Inps commercianti in caso di società semplice costituite solo per la gestione dell’immobile.

Ma ancora non è certo per quanto riguarda la possibilità di costituire una società semplice per gestire delle partecipazioni sociali di S.r.l..

Quindi, nel caso l’Inps ti dovesse iscrivere d’ufficio, dovresti, comunque, ricorrere ai giudici, cosa per la quale potresti vincere o perdere.

 

Mi conviene intestare la macchina al socio oppure intestare l’auto alla S.r.l.?

La domanda che mi fanno a questo punto è “quando io apro una S.r.l., mi conviene intestare l’auto al socio oppure alla mia S.r.l.”?

La risposta è “che ne so, io?’”.

No, scherzo, la risposta, ragazzi, è che dipende.

Ci sono due estremi, che vi dirò adesso, e all’interno ci sono tante variabili.

I due estremi sono questi: tu puoi avere un’attività economica in cui, in un anno fai zero trasferte, oppure fai 365 trasferte all’anno, una al giorno.

Da queste trasferte tu ottieni dei compensi esenti imposte ed esenti contributi, cosa su cui puoi calcolare quale scelta ti conviene.

Se noi ipotizzassimo di avere una S.r.l. con zero trasferte, tu non riceveresti nulla a titolo di rimborso chilometrico perché, appunto, non fai trasferte.

In questo caso ti converrebbe intestare il leasing alla S.r.l.,

perché?

Perché le spese dell’auto (manutenzione, bollo, assicurazione, benzina) o il canone del leasing lo paga la S.r.l., senza che tu abbia bisogno di distribuirti gli utili dalla società pagando il 26% di imposte.

Dall’altro lato cosa hai?

Se sei in un business che fa 365 giorni di trasferte in un anno, ossia una al giorno, è normale che il tuo compenso del rimborso spese sia molto alto e che questo possa essere più alto rispetto alle spese che tu sostieni per l’auto, ed in alcuni casi, anche più alto del leasing mensile dell’auto.

Per capire quante spese, con o senza rata del leasing, riesci a coprire con il rimborso spese lo puoi solo conoscere calcolando in anticipo questo rimborso, ipotizzando i chilometri che percorrerai.

Se fai abbastanza chilometri da coprire la rate del leasing, oltre che le spese di gestione dell’auto, allora hai il vantaggio che la società di ripaga l’acquisto dell’auto e la S.r.l. si scarica il costo al 100%.

Non male se sei in questa specifica situazione.

 

Appena inizi ad avere un po’ di utile apri una busta paga all’amministratore per farlo accedere ai benefici fiscali (rimborso forfettario)

Se il rimborso chilometrico è il primissimo strumento che devi utilizzare nella tua S.r.l. per ridurre il carico tributario, sicuramente il rimborso forfettario è il secondo che puoi utilizzare appena hai un po’ di utile.

Il rimborso forfettario consiste in un “importo” di euro 46,48 (se le trasferte fossero all’estero, il rimborso forfettario andrebbe ad euro 77,46) messo nella busta paga, dell’amministratore o del dipendente, per ogni giorno di trasferta che esso fa.

Importo che è un ottimo strumento di risparmio fiscale in quanto, questo, è esente imposte ed esente contributi.

In sintesi ricordati che, appena hai un pò di utile, devi aprire una busta paga per accedere al beneficio fiscale del rimborso forfettario.

Se sei in un settore economico che ti obbliga a stare a casa ogni giorno, non potrai beneficiare di questo bonus fiscale (anche se reputo difficile che ci siano business in cui il titolare stia sempre e costantemente in casa).

Ma se, al contrario, sei in un settore in cui sei in continuo movimento fuori dal tuo comune abituale di lavoro allora, questo, è un ottimo strumento di risparmio fiscale.

Vuoi sapere l’importo massimo di rimborso forfettario che puoi ricevere se tu facessi una trasferta ogni giorno? Il calcolo è semplice, basta fare questa operazione: euro 46,48 x 365 = euro 16.965,20.

Non male come cifra.

 

Quanto deve essere il compenso dell’amministratore per evitare che l’Agenzia delle Entrate mi contesti il rimborso forfettario?

Ricordati che non puoi utilizzare il rimborso forfettario (ma anche quello chilometrico) come strumento per prendere un compenso evitando di pagare le imposte ed i contributi.

Devi evitare di essere contestato di “abuso del diritto”, ossia di utilizzare una norma solo come motivo di ridurre le imposte.

Quindi, in funzione di questo, molti clienti, nelle consulenze, mi chiedono: “C’è un compenso minimo per evitare che l’Agenzia delle Entrate mi contesti il rimborso forfettario?”.

Un importo minimo del compenso dell’amministratore, tale per cui sei protetto da contestazioni da parte di un funzionario dell’Agenzia delle Entrate in caso di controlli, non c’è.

Ed è per questo che non si può affermare su internet che il rimborso, il risparmio fiscale è certo e inattaccabile.

Nel senso che, ci sono alcuni strumenti di risparmio fiscale un po’ più certi che la Cassazione potrà sempre, in caso, cambiare e, alcuni strumenti di risparmio fiscale che sono meno certi, in quando sono ottenuti attraverso stime ecc..

Per ritornare al nostro compenso minimo dell’amministratore ti posso dire che, non essendoci dei parametri di legge per cui il tuo compenso non è contestabile da parte del funzionario dell’Agenzia delle Entrate, questo significa che devi evitare di incappare in quello che può essere considerato un abuso del diritto utilizzando il buon senso.

Ossia di utilizzare una norma legale solo con il fine di diminuire le imposte.

Ti faccio 2 esempi:

• Se tu dovessi attribuirti, in un anno, un compenso da amministratore da 1 euro al mese e aggiungerci un rimborso chilometrico di euro 900 mensile, molto probabilmente, in caso di controlli, il funzionario dell’Agenzia delle Entrate potrebbe contestarti questo strumento e, quindi, obbligarti a cercare la ragione davanti ad un giudice tributario. E, a mio parere, anche un giudice tributario avrebbe difficoltà a darti ragione;

• Oppure, potresti prendere un compenso mensile da amministratore di 400, 600, 800 o 1.000 euro, calibrato in funzione degli utili che la tua S.r.l. sta generando in questo momento, e quindi, richiedere 450 euro di rimborso forfettario.

In tutti e due le opzioni, i funzionari dell’Agenzia delle Entrate, in caso di controlli, potrebbero contestarti il tutto ma, è anche vero che, nel secondo esempio, tu avresti maggiore possibilità, davanti ad un giudice, di dimostrare che non c’è abuso di diritto nell’utilizzare il rimborso forfettario.

Questo a maggior ragione se hai utilizzato un compenso, anche contenuto, in funzione degli utili contenuti che sta producendo la società in un determinato momento.

Ovviamente, posto che le trasferte siano vere, tecnicamente, tutti gli strumenti di risparmio fiscale sono contestabili dal fisco, ma è anche vero che, in caso tu li utilizzassi con un certo criterio, avresti maggiori opportunità di aver ragione davanti ad un giudice tributario per farti riconoscere valido lo strumento che hai utilizzato.

 

Ricordati di utilizzare il rimborso analitico (es. spese autostrada e parcheggio) durante le trasferte, oltre che il rimborso forfettario e chilometrico

Oltre al rimborso chilometrico e al rimborso forfettario, durante le trasferte ricordati di utilizzare il rimborso analitico, esempio spese autostrada e parcheggio, che è compatibile con i due rimborso precedenti.

Il rimborso analitico è costituito dall’insieme delle spese che sostiene l’amministratore per fare la trasferta. Spese che poi richiederà indietro alla società.

 

Il rimborso forfettario è compatibile con quello analitico? Ricordati di diminuire di 1/3 il rimborso forfettario nel caso di rimborso analitico delle sole spese di vitto o alloggio

Il rimborso chilometrico è sempre compatibile con il rimborso analitico.

Il rimborso forfettario è sempre compatibile con il rimborso analitico, tranne nel caso in cui ti fai rimborsare le spese dell’hotel e dei ristoranti.

Provo a descrivertelo al meglio.

Se dovessi fare una trasferta e, tra le spese analitiche NON ci fossero quelle dell’hotel e del ristorante, allora potresti richiedere il rimborso forfettario intero di euro 46,48.

Se dovessi fare una trasferta e, tra le spese analitiche, di fossero le spese dell’holtel o del ristorante, allora il rimborso forfettario sarebbe ridotto di 1/3, scendendo ad euro 30,98.

Se dovessi fare una trasferta e, tra le spese analitiche, di fossero le spese dell’holtel e del ristorante, allora il rimborso forfettario sarebbe ridotto di 2/3, scendendo ad euro 15,49.

In sintesi, il rimborso forfettario può essere al massimo di euro 46,48 anche con il rimborso analitico.

Ma se, come rimborso analitico, ti fai rimborsare delle spese di hotel e ristoranti, il rimborso forfettario potrebbe scendere ad euro 30,98 o ad euro 15,49.

 

Meglio le trasferte lunghe o quelle corte?

Altra domanda: sono meglio le trasferte lunghe o le trasferte corte?

Ovviamente sono meglio le trasferte corte perché, se io dovessi fare una trasferta da Rimini a Cesena (sono due comuni vicini 30 km o meno) in una mattinata, io, è ovvio che avrei il mio compenso dal mio cliente più euro 46,48 per la trasferta.

Per esempio, tutte le volte che fai delle trasferte di mezza giornata, per le quali parti alla mattina e ritorni sempre in mattinata, è normale non spendere nulla in ristorante e tanto meno in hotel. Quindi, in quel caso, il rimborso forfettario sarebbe pieno, ossia di euro 46,48.

Mentre per quelle lunghe, non è che non ricevi nulla, ma siccome conviene farti rimborsare analiticamente sia le spese dell’hotel che del ristorante in quanto superiori ad euro 15,49, di conseguenza il rimborso forfettario che puoi utilizzare è solo di euro 15,49.

Per esempio, se tu dovessi andare ad un corso di formazione di 4 giorni, è normale che durante la trasferta la società ti possa rimborsare l’hotel ed il ristorante. In quel caso, male che vada, il rimborso forfettario che puoi prendere è di euro 15,49.

Non è tanto, ma è sicuramente qualcosa che puoi sempre prendere.

 

Ma, per fare la trasferta, ci vuole un’autorizzazione o una lettera d’incarico?

Non ci vuole proprio un’autorizzazione ma, per fare una trasferta, dovresti ricevere un incarico da parte dell’organo amministrativo.

Sicuramente utilizzare una lettera d’incarico inviata a chi deve fare una trasferta è sicuramente meglio che non farla.

Quindi ti consiglio di far inviare un documento all’amministratore in sui si evince in che giorno deve fare la trasferta.

Nell’ atto di nomina di conferimento del mandato all’amministratore, io inserirei una clausola che prevede il rimborso delle spese sostenute durante le trasferte.

 

Puoi scaricare il rimborso forfettario interamente se la tua S.r.l. paga a parte le spese di vitto e alloggio evitando che l’amministratore si faccia rimborsare analiticamente le spese a lui intestate?

Il rimborso forfettario deve essere diminuito di 1/3 nel caso l’amministratore si faccia rimborsare analiticamente, con un “rimborso pie di lista”, le spese dell’hotel e del ristorante che sono intestate all’amministratore.

In questo caso è l’amministratore che paga la spesa e, di conseguenza, chiede il rimborso alla società facendosi rimborsare.

Perciò, potrebbe essere venuto in mente di far pagare direttamente alla società le fatture di ristoranti e di hotel (che sono intestate alla società) e, quindi, richiedere ugualmente il rimborso forfettario pieno di 46,48 euro dall’amministratore alla società.

In tutti i casi io, personalmente, ti consiglio di diminuire sempre di 1/3 o di 2/3 il rimborso forfettario sia che la fattura sia intestata all’amministratore, e quindi lo richieda nelle note a pie di lista come rimborso analitico, sia che la fattura sia intestata alla società e sia pagata da quest’ultima.

L’unica differenza è che, se l’amministratore si fa rimborsare le spese di ristoranti e hotel con il rimborso a pie di lista con documenti intestati a lui, la S.r.l. può dedursi solo il costo.

Mentre, se il documento di spesa fosse una fattura intestata alla S.r.l., la società potrebbe dedursi il costo e detrarsi l’Iva.

 

Ricordati di deliberare anche il trattamento di fine mandato nell’assemblea che nomina l’amministratore

Quando nomini l’amministratore ricordati di deliberare, nello stesso verbale, anche il trattamento di fine mandato per l’amministratore.

Il trattamento di fine mandato, come per il trattamento di fine rapporto per i dipendenti, beneficiano della tassazione separata.

In parole semplici, tutto quello che rientra nella tassazione separata, non va a confluire nel reddito ordinario di una persona, e quindi pagare per i redditi alti anche il 43% di Irpef, ma paga un’aliquota media degli ultimi 2 anni.

Senza fartela troppo lunga, i redditi che godono della tassazione separata pagano meno imposte.

Solo che, per beneficiare di questa agevolazione fiscale, devi ricordarti di deliberare il trattamento di fine mandato nella delibera dei soci in cui nominano l’amministratore.

In sostanza, per poter beneficiare con certezza del beneficio fiscale della tassazione separata del trattamento di fine mandato, devi dichiarare che vuoi attribuirgli questo beneficio, nel momento in cui nomini per la prima volta l’amministratore.

Se così non fosse, l’Agenzia delle Entrate potrebbe farti imputare il trattamento di fine rapporto nel tuo reddito ordinario, perdendo di conseguenza le agevolazioni fiscali e, per giunta, non potresti scaricarlo come costo durante l’accantonamento annuale.

 

Quale valore di stima del trattamento di fine mandato per l’amministratore posso dichiarare per essere sicuro?

Quando utilizzi il trattamento di fine mandato nella tua S.r.l. la prima cosa da fare è quella di attribuire questo beneficio all’amministratore appena lo nomini.

Ma, subito dopo, la seconda cosa più importante che devi fare è attribuire un valore di trattamento di fine mandato, tale per cui non rischi l’abuso di diritto.

Ossia, che il funzionario dell’Agenzia delle Entrate possa non riconoscere valido questo strumento fiscale in quando non c’è nessun motivo per utilizzarlo se non quello di diminuire le imposte.

Come puoi contrastare l’abuso del diritto quando utilizzi il trattamento di fine mandato?

Non ci sono parametri stabiliti dalla legge per individuare il giusto valore del trattamento di fine mandato, ma, in questa sede, quello che ti posso consigliare sono due metodi:

• Prendi il compenso lordo annuale dell’amministratore e lo dividi per 13,5, similmente come si fa per i dipendenti;

• Massimo il 20% o 30% del compenso annuale, sapendo che più è maggiore rispetto al compenso annuale e più potrebbe essere contestato se non giustificato.

Quando conviene all’amministratore pagare la doppia contribuzione Inps? (gestione separata e gestione commercianti)

Il socio amministratore può pagare sia la contribuzione commercianti che la contribuzione dell’amministratore.

I contributi della gestione commercianti vengono pagati dal socio operativo.

Il carico è di circa il 24% degli utili dell’S.r.l. in proporzione alla percentuale di possesso delle quote nell’S.r.l..

Ricordati che, come minimo, l’Inps, ogni anno vuole i “ contributi sul reddito minimale” di 15.878 euro pari a 3.832,45 euro.

Detto in modo ancora più semplice, ogni anno dovrai sempre pagare all’Inps i contributi commercianti di euro 3.832,45. Poi sulla parte di reddito a te attribuibile, superiore ai 15.878, dovrai pagare un ulteriore 24% circa.

La gestione separata, invece, è quella gestione che paghi sul compenso dell’amministratore e questa può avere due aliquote, una del 34% circa, se non stai pagando nessun’altra tipologia di contributi, e la seconda è del 24% se stai già pagando anche un’altra tipologia di contributi.

In una S.r.l. può capitare che il socio sia anche amministratore con compenso e quindi paghi tutte e due le tipologie di contribuzioni.

Quando paghi queste due contribuzioni Inps potresti pensare di pagare una “doppia Inps”, quando invece, non è sempre detto.

Infatti può succedere che la doppia contribuzione, quando superi un certo importo del compenso da amministratore, ti permetta di pagare meno rispetto al pagare una sola contribuzione Inps.

Questo deriva dal fatto che, se stai pagando due diverse contribuzioni, i contributi della gestione separata scendono dal 34% al 24%, con una diminuzione del 10%, cosa che non è da sottovalutare.

Ho già trattato questo argomento in un’apposita circolare in cui ho calcolato il punto di pareggio del compenso da amministratore a partire dal quale ti conviene pagare la doppia contribuzione, perciò non mi divagherò più di tanto.

In questa circolare, che è già bella ampia, ti posso far sapere che, posto che tu possa pagare solo il minimo dei contributi Inps in quanto il reddito a te attribuibile dall’utile della società sia di massimo euro 15.878, al superamento del compenso dell’amministratore di euro 37.000, paghi meno contributi pagando la doppia contribuzione Inps della gestione Inps commercianti e della gestione separata.

In sintesi, se il tuo compenso da amministratore superasse l’importo lordo di euro 37.000 dovresti valutare, insieme al tuo commercialista, se ti converrebbe pagare la doppia contribuzione in quanto pagheresti meno contributi Inps.

 

Se sono un professionista posso utilizzare il rimborso forfettario, chilometrico, analitico ed attribuirmi una busta paga?

Se tu avessi una partita iva come professionista (ossia ditta individuale senza l’iscrizione in camera di commercio) e la partita iva facesse la stessa attività della S.r.l., come professionista non puoi incassare i soldi con la busta paga, ma puoi solo emettere la fattura alla società.

Questo ha una implicazione molto importante per la tua efficacia fiscale.

Perché non potresti più utilizzare il rimborso forfettario, appunto perché non avresti più la busta paga, ed inoltre, tutti gli eventuali rimborsi spesa che vorresti richiedere alla tua S.r.l., li dovresti fatturare come una normale fattura, perdendo, quindi, anche il beneficio del rimborso chilometrico.

Se vuoi utilizzare i rimborsi chilometrici e forfettari, ricordati di verificare prima se hai una partita iva individuale da professionista che svolge la stessa attività della tua S.r.l..

 

Ove ci siano dei finanziamenti soci, ricordiamoci di riprenderli indietro senza pagare imposte e contributi

Ricordati di chiedere indietro, dalla tua S.r.l., tutti i finanziamenti soci che tu hai fatto nel corso del tempo.

Anche se può sembrarti strano, ogni tanto succede ancora che ci siano finanziamento soci che non sono stati incassati dai soci della società.

Per esempio, appena costituisci una nuova S.r.l., è normale pagare le prime fatture di tasca propria.

Questo significa che fai, di fatto, dei finanziamenti socio.

Non dico di prenderli subito appena hai generato i primi utili, ma ricordati di controllare, in contabilità, se hai preso questi soldi in quanto sono soldi che tu prenderesti senza pagare imposte e contributi.

 

Puoi utilizzare i rimborsi analitici, chilometrici e forfettari anche con i dipendenti dandogli, di fatto, un compenso maggiore, esente imposte e contributi

I rimborsi chilometrici, quelli forfettari e quello analitico, come li puoi utilizzare per l’amministratore li puoi utilizzare anche per i dipendenti.

Per ottimizzare il carico fiscale dei nostri collaboratori, utilizza questi strumenti anche per i tuoi dipendenti, in quanto ricevono un maggior compenso, senza che questi paghino imposte e contributi.

 

Ricordati di utilizzare il lavoro autonomo occasionale, voucher, contratto a chiamata, regime del forfettario, il regime del porta a porta per diminuire il costo dei collaboratori

Per diminuire il carico tributario puoi utilizzare il lavoro occasionale, il regime del forfettario e il regime del porta a porta.

Queste soluzioni le puoi utilizzare solo con personale che lavora come back office, per esempio per chi si occupa delle chiamate, per chi si occupa di scrivere, o per chi ti fa le sponsorizzate su Facebook.

Ossia qualsiasi persona che non lavora al contatto con il pubblico.

Questi strumenti consentono di diminuire il carico tributario dei tuoi collaboratori quindi, di fondo, ti consentono di aumentare l’utile della tua S.r.l. semplicemente perché i tuoi collaboratori pagano meno imposte o contributi.

Invece, per il personale che lavora con il pubblico, puoi utilizzare altri strumenti come, ad esempio, il contratto a chiamata ed i voucher, che non servono tanto per diminuire le imposte ma, principalmente, per rendere il lavoro flessibile.

Rendere il pagamento dei tuoi collaboratori più flessibile, ti permette, di spendere i soldi solo nei momenti di picchi di lavoro della tua S.r.l., facendoti trovare un maggior utile a fine anno.

Anche in questo caso non hai un beneficio fiscale, ma utilizzi le regole per massimizzare l’utile utilizzando i collaboratori nel rispetto della legge.

 

Se non fai trasferte, valuta di utilizzare il comodato auto per far pagare le spese di gestione della macchina alla S.r.l..

Se non fai trasferte, non puoi richiedere né i rimborsi forfettari, né i rimborsi chilometrici.

Questo significa che, piuttosto, ti converrebbe dare in comodato la macchina dalla persona fisica alla S.r.l..

Così facendo la società ti paga le spese di gestione della macchina (come ad esempio la benzina, il bollo, l’assicurazione) tanto, non facendo trasferte, non puoi avere rimborsi chilometrici né forfettari, tanto vale, perciò, che sia la società a pagare le spese, così le evita il socio.

Lo stesso vale se stai decidendo di intestate l’auto alla S.r.l..

Meno trasferte fai e più hai interesse che sia la società ad intestarsi l’acquisto perché, così, la società può comunque detrarsi il 40% di Iva ed il 20% dei costi e perché paghi con i soldi della società, e non con quelli tuoi personali.

 

Valuta se ti conviene far pagare la rata del leasing alla S.r.l.

Nel caso in cui facessi tante trasferte, per assurdo una al giorno, avresti un maggior rimborso chilometrico oltre che a quello forfettario.

Il rimborso chilometrico potrebbe aumentare fino a diventare un importo alto, tale per cui riesci a pagarti almeno una parte della rata del leasing, se non tutta la rata del leasing.

Inoltre, per la società, questo sarebbe deducibile interamente (al contrario del caso precedente, in cui con l’acquisto puoi scaricare il 40% di Iva ed il 20% dei costi).

Ovviamente, ove l’importo del leasing fosse contenuto, mentre i chilometri rimborsati sostenuti, la rata mensile del leasing potrebbe essere coperta interamente dal rimborso chilometrico.

 

Se non fai trasferte, e lavori da casa, valuta di far condividere le spese utenze (o affitto) della casa che sono di competenza alla S.r.l..

Se non fai trasferte e lavori da casa valuta di condividere le spese utenze e affitto della casa che sono di competenza della S.r.l..

In sostanza, tu paghi le utenze regolarmente come privato e, poi, chiedi il rimborso alla S.r.l. per la quota parte delle utenze, inserendo dei costi nella contabilità della società.

Ricordati di regolarizzare il tutto con un contratto di comodato gratuito di immobile. Non paghi l’affitto, ma con il contratto dichiari che la S.r.l. deve pagarti una quota di utenze.

Se invece vuoi che la società ti paghi anche l’affitto mensile, dovresti fare un contratto di subaffitto di una stanza alla tua S.r.l..

Pagheresti il 2% di imposta di registro, ma riceveresti dei soldi dalla società mentre la società si scarica il costo dalla contabilità.

Se tu pagassi l’affitto di casa tua, allora, sull’importo che ricevi dal subaffitto dalla S.r.l. non ci paghi le imposte in quanto tu stai già pagando un affitto più alto rispetto all’incasso del subaffitto.

Se tu non pagassi l’affitto di casa, in quanto è casa di tua proprietà, tu riceveresti dei soldi sui quali paghi le imposte, ma eviteresti di pagarci i contributi Inps commercianti, cosa che ti diminuisce il carico tributario del 24%.

In tutti e due i casi, ricordati di verificare se hai il divieto di subaffitto nel contratto (per sicurezza verifica che la clausola del divieto di subaffitto, ove non sia specifica, ti possa consentire di sublocare solo una stanza in quanto il divieto è inteso come subaffitto dell’intero locale e non di una parte di esso).

 

In quanta percentuale la S.r.l. può partecipare alle spese delle utenze e dell’affitto di casa?

In generale, finché la società paga la sua quota in base al suo utilizzo, tu non dovresti avere speculato su questa cosa e, quindi, non dovresti dichiarare i soldi che ricevi dalla S.r.l. a titolo di affitto.

Per individuare il giusto importo del canone di affitto e delle utenze da imputare alla S.r.l. potresti utilizzare uno di questi parametri:

• metri quadrati assegnati ad ufficio della S.r.l. rispetto ai metri quadrati complessivi;

• numero di stanze rispetto alle stanze complessive.

Per sicurezza, verifica se ci sono dei metri massimi che puoi utilizzare senza che questa assegnazione comporti una variazione catastale, cosa che ti comporterebbe costi e perdite di tempo nel seguire questo lavoro.

Molto probabilmente, di fatto, basta che non sia proprio un ufficio aperto al pubblico, in quanto se “lavorassi da casa con il computer”, senza far entrare persone all’interno, di fatto non sarebbe una variazione d’uso dell’immobile tale per cui richiedere una variazione catastale.

 

Stai utilizzando il know how nella tua S.r.l. con le royalties? Marchio, brevetto, software?

Ricordati che, oltre al classico marchio da registrare, puoi prendere royalties anche da altre opere intellettuali, come ad esempio un brevetto o un software da te creato.

Il vantaggio delle royalties consiste nel fatto che tu concedi, in sfruttamento economico, il tuo know how alla S.r.l. in cambio di un canone mensile che consiste in una royalties.

Questi incassi sono per te un buon vantaggio fiscale in quanto vanno direttamente nel tuo conto corrente, non ci devi pagare i contributi Inps, e l’Irpef è ridotta del 40%, se hai meno di 35 anni, mentre è ridotta del 25% se il creatore ha 35 o più anni.

Il know how deve avere queste caratteristiche: deve essere vero e deve essere assegnato per un valore reale di mercato.

Questo in quando non si può speculare nell’utilizzare questo strumento solo come unico mezzo per prelevare gli utili.

In sostanza, devi evitare un possibile abuso di diritto nell’utilizzare questo strumento fiscale.

Per individuare il valore reale a cui attribuire l’importo delle royalties, è meglio farsi fare una perizia da un tecnico per individuare l’importo più corretto.

Puoi attribuire qualsiasi valore, ma più è strumentalizzato per questo e più è potenzialmente contestabile da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Non sei obbligato a fare subito la perizia, la potresti fare anche solo in caso in cui ti contestino l’importo del canone royalties per portarla come difesa solo se vuoi contestarlo davanti al giudice.

Io personalmente consiglio di farla sempre prima per rendersi conto prima dell’importo reale rimanendo nei parametri consigliati dal perito.

Oltre a questo avresti un’ottima conferma se quello che stai facendo sia un qualcosa che rientra come opera intellettuale e nel know how.

Ricordati che, anche se l’importo della perizia fosse, per te, di valore sostenuto e la percentuale di royaltie molto modesta, il vantaggio dura negli anni.

Quindi il vantaggio lo avrai nel corso negli anni.

 

Quale valore devo attribuire al know how? Come posso attribuire un valore al know how?

Il valore che puoi attribuire al know how, come sfruttamento economico alla tua S.r.l., è libero. Ma sarebbe meglio seguire i parametri attribuiti dalla perizia del tecnico.

In sostanza fai valutare il tuo know how ad un perito che ti attribuirà un valore, per esempio una certa percentuale sul fatturato, e quinti tu prenderai questi importi emettendo una ricevuta di royalties per i canoni incassati.

 

Se devi accantonare utili per fare investimenti nella tua azienda, la S.r.l. ti permette di accantonarli con il minor prelievo fiscale

Ricorda che, se ti trovassi in un settore in cui devi accumulare soldi nella tua azienda nel corso del tempo, la S.r.l. ti permetterebbe di accantonare gli utili pagando il 24% di Ires, invece, ricordati che le aliquote progressive Irpef del 23%,27%,38%,41%,43%, maggiorati delle addizionali regionali e comunali.

Aliquote progressive che pagheresti con una ditta individuale o con una società di persone.

 

Come posso prendere soldi dalla S.r.l. senza ricorrere alla distribuzione di utili? Ricordati di bilanciare un adeguato compenso da amministratore (con imposte e contributi al pari della ditta individuale) e di lasciare tutti gli utili che vuoi accantonare nella S.r.l. e sui quali paghi il 24% di Ires, meno che l’imposta Irpef

Una alternativa alla distribuzione utili è il compenso dell’amministratore (o al socio dipendente con busta paga).

Sul compenso dell’amministratore paghi le stesse aliquote Irpef della ditta individuale e, se il socio fosse iscritto alla gestione commercianti, praticamente pagheresti anche lo stesso carico contributivo.

Il compenso dell’amministratore è flessibile, ossia puoi stabilire tu quanto compenso dare all’amministratore.

Questo strumento è un eccellente metodo per bilanciare la tua esigenza di ottenere soldi liquidi da spendere ogni mese, per accumulare anni di contrizione, per accedere ai rimborsi forfettari, e lasciare il giusto importo di utili accantonato nella società che pagherà il 24% Ires invece che le aliquote progressive Irpef che sarebbero, nella maggior parte dei casi, più onerose.

Sul compenso dell’amministratore paghi le stesse imposte e contributi di una ditta individuale, ma hai il vantaggio aggiuntivo di richiedere i rimborso forfettari per le trasferte, che sono esenti da imposte e contributi e, ciò, ti consente di lasciare la parte eccedente degli utili nella S.r.l., dove pagherai il 24% di Ires invece che le aliquote marginali Irpef del 27%, 38%, 41% e 43%.

 

In quale caso mi conviene ricorrere alla distribuzione degli utili ai soci della S.r.l.?

Il socio lavoratore della S.r.l., se ricorre alla distribuzione degli utili, paga un’aliquota d’imposta maggiore rispetto all’imposta della ditta individuale e paga anche i contributi Inps del 24%. In totale, il socio lavoratore paga il 70% circa di carico tributario complessivo.

Mentre il socio NON lavoratore, se ricorre alla distribuzione degli utili, paga sempre le imposte ad un’aliquota maggiore della ditta individuale, ma NON paga i contributi Inps, in quando non è un socio operativo. In totale, il socio lavoratore paga il 46% di carico tributario.

La ditta individuale, in generale, sulla quota di reddito superiore a 15.000 euro paga il 27% di imposta ed il 24% di contributi Inps, con un’aliquota complessiva di carico tributario del 51%.

Come puoi renderti conto da solo, il carico tributario del socio NON lavoratore è minore rispetto a quello del socio lavoratore della S.r.l. e della ditta individuale.

 

E’ vero che, con una S.r.l. Holding, pago l’1,5% di imposte?
Utilizza una S.r.l. Holding per espandere il tuo business (con altri soci in cui condividi gli utili). Valuta di utilizzare una S.r.l. Holding per pagare «1,5%» di imposte (26% persona fisica), solo se devi reinvestire i soldi

Utilizza una S.r.l. holding per espandere il tuo business aprendo nuove ulteriori S.r.l. che sono controllate dalla tua S.r.l. che ha il controllo di altre S.r.l..

Appena hai avviato con certezza la tua prima azienda e sei sicuro che questa abbia utili abbondanti, potresti valutare di espanderti ulteriormente aprendo nuove aziende, mettendole all’interno di altre società definite S.r.l..

Infatti, quando espandi il tuo business aprendo nuove azienda, hai la possibilità di aprirle utilizzando nuove S.r.l. e, quindi, intestare le quote a te, come persone fisica, oppure alla tua precedente S.r.l., che a quel punto può definirsi una sorta di S.r.l. holding.

Qual è la differenza tra intestare le ulteriori quote delle ulteriori S.r.l. a te persona fisica oppure alla tua S.r.l.?

È che, in caso di distribuzione di utili, la persona fisica paga una imposta del 26% (anche se materialmente è versata dalla S.r.l.) mentre, se gli utili fossero distribuiti alla S.r.l., la S.r.l. holding avrebbe un incremento della base imponibile delle imposte del 5% degli utili prelevati che, di fatto, corrisponde al pagamento di imposte di massimo l’1,5%.

E’ normale che, a prima vista, il pagamento delle imposte degli utili prelevati da una S.r.l. holding, pari al massimo all’1,5%, risulta maggiormente conveniente al pagamento delle imposte del 26% delle persone fisiche.

Ma c’è una cosa importante che devi prendere in considerazione che, con il pagamento delle imposte della persona fisica, tu puoi entrare in completa disposizione di questi utili e spenderli come ti pare e piace.

Mentre, con il pagamento delle imposte utilizzando una S.r.l. holding, questi utili rimangono parcheggiati dentro alla S.r.l. e non sono disponibili nel conto corrente del socio.

Se il socio volesse prendere gli utili dalla S.r.l. holding, pagherebbe il suo 26% di imposte sul prelievo degli utili.

Così facendo il socio della S.r.l. holding pagherebbe la distribuzione degli utili delle S.r.l. figlie, pagando una imposta del 27,5%, ossia il 26% per la distribuzione dalla S.r.l. holding più l’1,5% delle imposte perché la S.r.l. figlia ha distribuito i soldi alla S.r.l. holding.

Come puoi risolvere tutto questo? Quali conclusioni trarre?

Se devi utilizzare il sistema della S.r.l. holding per distribuirti gli utili fino ad arrivare al socio persona fisica, allora paghi più imposte (pagheresti il 27,5% sugli utili delle S.r.l. figlie, invece che il 26%).

Ma se, gli utili delle S.r.l. figlie, ti servono per reperire capitale per fare ulteriori investimenti, aprire nuove aziende, allora la S.r.l. holding ti fa risparmiare tante imposte perché paghi l’1,5% di imposta dentro alla S.r.l. holding, invece che il 26% in capo alla persona fisica.

Quindi, se i soldi li devi utilizzare per fare nuovi investimenti, allora ti confermo che, una S.r.l. holding ti serve veramente per ridurre le imposte. Altrimenti no.

In tutti i casi, sappi che quello che riduci, non è tanto l’imposta, ma sono i contributi Inps.

Questo in quanto, la base imponibile Inps della holding, considera solo il reddito della S.r.l. holding, quindi siccome gli utili della S.r.l. figlia distribuiti alla S.r.l. holding sono considerati solo per il 5%, questo significa che il socio operativo della S.r.l. holding paga i contributi sugli utili della S.r.l. figlia non al 100%, ma solo per il 5%. Questo perché gli utili della S.r.l. figlia contano per il 5% nel reddito della S.r.l. holding.

 

E’ vero che nella S.r.l. holding puoi vendere le quote  delle altre S.r.l. pagando l’1,5% di imposte?

Ove puoi ricordati di utilizzare il regime fiscale agevolato della “PEX” per vendere le quote della S.r.l. holding.

I vantaggi fiscali ci sono anche quando vendi le quote della S.r.l. (non solo quando incassi gli utili)

Hai presente il fatto che le S.r.l. holding pagano le imposte dell’1,5% sugli utili delle S.r.l. figlie?

Ecco, lo stesso meccanismo si può utilizzare anche quando vendi le quote della società.

Se una persona fisica avesse una partecipazione di una S.r.l. e la vendese ad un prezzo maggiore rispetto al prezzo di acquisto (si chiama plusvalenza), pagherebbe il 26%.

Se, al contrario, le quote della S.r.l. fossero intestate alla S.r.l. “holding”, se vengono rispettati determinati requisiti (che saranno oggetto di un’altra circolare), la plusvalenza della quota venduta farebbe incrementare il reddito della S.r.l. holding del 5%, portando di fatto il carico impositivo all’1,5%.

Fino a che i soldi che incassi dalla cessione delle quote delle S.r.l. li vuoi utilizzare per reinvestirli nella tua azienda, sicuramente, tu hai un vantaggio fiscale perché paghi veramente solo una imposta di circa l’1,5%.

Nel momento in cui vuoi distribuire questi utili, purtroppo paghi il 26% di imposte sulla distribuzione, più il precedente 1,5% di imposta sulla plusvalenza portando il carico impositivo complessivo del 27,5%.

E’ lo stesso meccanismo impositivo che hanno gli utili delle S.r.l. figli che distribuiscono l’utile alla S.r.l. holding ma, in questo caso, si applica alla plusvalenza della cessione delle quote della S.r.l. figlia.

 

Posso pagare in ritardo le imposte della S.r.l.? I debiti tributari della S.r.l. se non vengono pagati passano ai soci della società?

Non è un reato rateizzare le imposte per finanziare la tua S.r.l., ma a condizione di avere un piano di rientro e di rispettarlo.

Si possono pagare le imposte in ritardo della S.r.l. e regolarizzare la posizione con il fisco, ma a patto di rispettare eventuali piano di rateazione.

Per i debiti della S.r.l., compresi quelli fiscali, il codice civile afferma che ne risponde solo la S.r.l..

Ma, un intervento della Cassazione, ha attribuito il debito fiscale residuo della S.r.l. al socio, in quanto aveva cancellato la società, dopo la sentenza della Commissione Tributaria Regionale, ma prima che l’Agenzia delle Entrate andasse presso i giudici della Corte di Cassazione.

Non è detto che i debiti fiscali possano andare in modo automatico in capo ai soci della società ma, se vuoi veramente essere sicuro di non avere conseguenze negative, allora ti conviene estinguere tutti i debiti fiscali prima di cancellare la società.

 

Ma se io accantono gli utili nel corso degli anni di vita della S.r.l., e successivamente voglio monetizzare la vendita delle mie quote, pago ugualmente il 26% di plusvalenza. Quindi pago lo stesso le imposte alte, solo che le posticipo. Ci sono dei rimedi?

Se negli anni accumuli gli utili nella S.r.l. allora risparmi le imposte rispetto alla ditta individuale.

Ma prima o poi dovrai entrare in possesso di questi soldi, giusto?

Se vendi le quote della tua S.r.l. sulla plusvalenza paghi il 26% di imposta. Questo significa che, di fatto, paghi la stessa imposta che avresti pagato durante gli anni per prelevare gli utili.

Per diminuire il carico fiscale, ti elenco 3 strategie che puoi utilizzare per fare un passaggio di quote diminuendo o eliminando il carico impositivo che avresti sulla vendita delle quote.

Ci sono tre strade:

◦ A. in caso di successione, le quote passano ai tuoi familiari pagando le imposte di successione (che prevedono dei forti benefici fiscali rispetto che il 26% della distribuzione);

◦ B. in alternativa, ricordati che ogni 2-3 anni, lo stato, nelle varie leggi finanziaria annuali, emana delle leggi specifiche che ti permettono di aumentare il valore fiscale delle quote di partecipazione in cambio di una imposta sostitutiva che è minore rispetto al 26% dell’imposta della plusvalenza;

◦ C. oppure puoi andare dal notaio a fare un aumento di capitale utilizzando gli utili accantonati. Paghi il notaio, paghi il 3% di imposta di registro, paghi eventuali bolli ma, poi, quando metti in liquidazione la S.r.l.., o vendi le quote, eviti di pagare il 26%. (ovviamente stai attendo all’eventuale abuso del diritto. Per esempio, non fare l’aumento di capitale oggi, per poi vendere le quote subito domani).

 

Come mai quando mi prendo il rimborso chilometrico ottengo molti più soldi della benzina, quasi da guadagnarci? Cosa rimborsa il rimborso chilometrico?

Il rimborso chilometrico consiste in soldi che si prende l’amministratore, il socio lavoratore o il dipendente, in funzione dei chilometri che essi hanno effettuato per una trasferta in nome della società.

Se li hai già utilizzati, ti sei già reso conto da solo che quando ricevi i rimborsi forfettari sicuramente ricevi più soldi rispetto alla benzina spesa.

Questo è dovuto al fatto che, nel calcolo dei rimborsi spese, l’Aci non considera solo il costo della benzina, ma anche il costo della manutenzione ordinaria, straordinaria, l’assicurazione, il bollo ed una quota di “ammortamento”.

Quota che, per un privato, di fatto corrisponde al guadagno.

Tutto questo per mostrarti che con il rimborso chilometrico, di fatto, ti sembra di ricevere più soldi, quasi da ricevere un maggior compenso perché in esso sono considerati altre spese di gestione dell’auto, oltre che la benzina.

 

Il dipendente della S.r.l. può emettere fattura alla società per cui lavora? Può il dipendente emettere una fattura come forfettario alla società per cui lavora?

Tecnicamente sì, se questo fosse una prestazione vera, reale che non appartiene al rapporto di lavoro da dipendente.

Il dipendente può emettere fattura nei confronti della società per cui lavori e, se ha un compenso inferiore ad euro 30.000, potrebbe anche incassare le somme ricevute con una ditta individuale con il regime del forfettario.

 

Al socio lavoratore conviene pagare i contributi commercianti oppure i contributi a tempo pieno come dipendente?

Anche per rispondere su questa tematica predispongo in futuro una circolare specifica per approfondire maggiormente il dettaglio dei benefici di uno e dell’altro.

I contributi della gestione commercianti, possono arrivare in un anno al massimo di 25.000 euro mentre, quelli presenti nella busta paga, possono arrivare anche a 5.000/8.000 euro.

Come puoi notare tu stesso quelli presenti nella busta paga sono inferiori rispetto a quelli massimi consentiti dai commercianti.

Quindi, a maggior ragione, per i redditi alti della S.r.l., la gestione commercianti paga di più e, ove hai possibilità, è meglio assumere come lavoro da dipendente a tempo pieno.

 

Come dimostri la trasferta dell’amministratore, socio lavoratore e del dipendente?

Ricordati, quindi, di dimostrare di essere andato direttamente nel posto di destinazione che indichi nel prospetto delle trasferte che consegni al tuo consulente del lavoro.

I clienti spesso mi chiedono, ok, ma come posso dimostrare di aver fatto la trasferta?

Anche questo aspetto l’ho descritto in una precedente circolare.

In realtà non esistono elenchi prestabiliti dalla legge per poter dimostrare che eri in quel luogo, ma, a titolo esemplificativo puoi utilizzare:

– Biglietto autostrada;
– Email di accordo con il cliente per luogo e data;
– Contratto in cui si prevedono determinati incontri;
– Accordo su Whatsapp o messaggistica varia;
– Spesa che hai effettuato in quello specifico luogo, fattura o scontrino;
– Nel caso in cui non avessi nulla di tutto questo, puoi utilizzare la tecnica di scrivere una email al termine dell’incontro in cui riepiloghi i punti principali che hai trattato con il cliente.

 

Conviene mettere la sede della S.r.l. in un comune piccolo o grande?

Siccome la trasferta si considera solo nel caso in cui tu vai fuori dal comune abituale della sede della tua società, o del tuo luogo ordinario di lavoro, è normale che, più il comune è piccolo, e più è facile uscire dal comune per fare una trasferta aziendale.

Al contrario, più la città è grande, esempio Milano e Roma, e più è difficile uscire per motivi aziendali.

 

Quale sede di partenza devo considerare per l’amministratore al fine di calcolare quanti chilometri fa in una trasferta?

Come sede di lavoro cui fare riferimento in caso di trasferta, considera la sede di lavoro che e’ indicato nell’atto della nomina dell’amministratore o al momento in cui si stabilisce il compenso.

Di preciso, la sede di lavoro da prendere come riferimento per individuare se e quando fare una trasferta, può racchiudersi in uno di questi punti:

1. La sede principale della società;

2. Una sede secondaria della società (come ad esempio una delle sedi della banca);

3. Oppure l’abitazione dell’amministratore ove questo lavorasse, di fatto, da casa.

Puoi sceglierne una delle tre. Devi farlo nel momento della nomina dell’amministratore. Consiglio di attribuire data certa a questa decisione specifica.

Ovviamente, più utilizzi questo strumento solo come fine per prendere una parte di compensi esenti, e più è potenzialmente contestabile.

Più lo strumento è vero e più lo puoi proteggere.

 

L’amministratore può emettere fattura alla società per cui lavora?

Ove la prestazione sia vera, anche l’amministratore potrebbe emettere la fattura nei confronti della S.r.l., la cosa importante che devi ricordare è che non puoi utilizzare il regime del forfettario in quanto sei l’amministratore.

Caso diverso rispetto alla condizione in cui tu sei solo un dipendente che deve fatturare alla propria S.r.l..

 

Come fare il trasferimento dalla ditta individuale alla S.r.l.?

Ricordati che non puoi trasferire l’azienda della ditta individuale alla S.r.l. omettendo il conferimento passando da un notaio.

Ovviamente puoi avere contemporaneamente una posizione aperta come ditta individuale e come S.r.l., ma non puoi passare dalla ditta individuale alla S.r.l. senza fare un conferimento nel momento in cui l’azienda è identica.

Il limite è molto labile. Nel senso che, se un contratto con un cliente o fornitore finisse in capo alla ditta individuale, potrebbe, poi, essere riaperto in capo alla S.r.l. facendo in questo modo, una passaggio di azienda.

Ma ricordati che, se questo fosse un trasferimento di azienda, potresti fare questo solo utilizzando un conferimento o una cessione d’azienda passando da un notaio.

 

Conclusioni

Grazie a questa circolare ora conosci le soluzioni alle principali domande che potrebbero venirti in mente tutte le volte che devi aprire una S.r.l..

Oltretutto, sai quali strumenti di risparmio fiscale puoi utilizzare nella tua S.r.l. sia che questa sia nella fase di start up, sia che questa sia in una fase di espansione e stai aprendo nuove aziende.

In tutti i casi in cui hai un’azienda sappi che, se tu volessi veramente dormire sonni tranquilli, proteggere il tuo patrimonio personale, proteggere il tuo investimento aziendale, tutelare la tua famiglia e il tuo futuro, la soluzione migliore risiede nell’utilizzare una S.r.l. .

Ma non basta.

Devi infatti anche verificare di: produrre utili in abbondanza, avere sempre la liquidità necessaria per far funzionare l’azienda regolarmente e utilizzare il più possibile strumenti di pianificazione fiscale nella tua società per ridurre le imposte della S.r.l. .

Stai però attento, perché gestendo in modo inappropriato una S.r.l., rischi di pagare più del 70% di imposte e contributi (tanto quanto una ditta individuale, ma solo con la S.r.l. puoi ridurre il carico fiscale complessivo).

Mentre, dal lato opposto, con una gestione fiscale efficace della S.r.l., le imposte possono essere ridotte fino al 28%.

Tra il 70% di carico tributario ed il 28%, ci sono vari strumenti di pianificazione fiscale che puoi utilizzare nella tua S.r.l. per tagliare il più possibile le imposte ed i contributi.

Più strumenti di risparmio fiscale specifici per la S.r.l. applichi e più riuscirai a ridurre le imposte ed i contributi avvicinandoti al 28%.

Strumenti di risparmio fiscale specifici per la S.r.l. che troverai scaricando il manuale che riceverai compilando il form qui in basso.

Tutte le volte che decidi di utilizzare una S.r.l. per la tua attività imprenditoriale, ricordati che puoi accedere al servizio della Contabilità Controllata.

Seguendo la procedura della Contabilità Controllata, puoi rendere la tua S.r.l. una macchina che ti genera costantemente più soldi di quelli che spendi.

Ogni 12 mesi avrai una S.r.l. con più utili rispetto a prima, con più soldi in banca rispetto a prima e la possibilità di tagliare il carico fiscale della società dal 70% al 28%.

Tutto questo grazie all’applicazione dei principi di Efficacia Fiscale e al controllo mensile del bilancio della Contabilità Controllata nella tua S.r.l. .

In questo modo crei sempre più ricchezza per te e ottieni tutto il successo che ti meriti insieme alle persone a te care.

Se non puoi applicare la procedura della Contabilità Controllata con il tuo commercialista, non preoccuparti.

In alternativa puoi inviare una email direttamente a me all’indirizzo info@efficaciafiscale.com, con oggetto “Contabilità Controllata” e richiedere maggiori informazioni.

Invece, per ottenere gratuitamente altri strumenti di Efficacia Fiscale che ti consentono di diminuire le imposte della tua S.r.l., è sufficiente che compili il form qui sotto, inserendo la tua migliore email.

Riceverai un manuale che comprende una check list dettagliata dei principali strumenti che puoi utilizzare con la tua S.r.l. per ridurre il carico fiscale dal 70% al 28%.

Vuoi aprire una S.r.l. e vuoi maggiori informazioni?

Puoi scegliere uno dei 2 canali disponibili:

1) inserire la tua migliore email nel form qui sotto. Ciò ti consentirà di ricevere una email con un link che ti consentirà di scaricare il manuale gratuito con i 94 strumenti di risparmio fiscale che puoi utilizzare con la tua S.r.l. .

Al termine della lettura del manuale che scaricherai, potrai richiedere gratuitamente un mese di Contabilità Controllata in omaggio per la tua S.r.l. (o la futura S.r.l.).

2) oppure puoi comprare il libro “Come ridurre le imposte della S.r.l.“ che trovi cliccando su questo link Prendere il libro da questo link ti permetterà di acquistare una consulenza con me ad un prezzo scontato (euro 197 + Iva, invece che euro 497 + Iva).

Oltretutto, acquistando il libro da questo mio link, potrai ricevere gratuitamente a casa tua (o presso il tuo ufficio) anche la mia personale newsletter trimestrale cartacea, per sempre.

Se non ti è chiaro qualcosa, ricorda che il team di Efficacia Fiscale è a tua disposizione!

Che cosa aspetti a contattarci?

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